Recensione di Barbara Benini
Al lettore italiano potrebbe sembrare che la narrativa araba si occupi del fenomeno migratorio sporadicamente, che gli scrittori arabi e le scrittrici arabe (o arabofoni/e) si preoccupino poco dei loro connazionali che quotidianamente perdono la vita tentando di attraversare il Mediterraneo, ebbene: nulla di più lontano dal vero.
Su riveArabe abbiamo già parlato del fenomeno migratorio nella letteratura araba contemporanea, dando voce a una narrativa di prima mano, ovvero a testimonianze provenienti dall’altra sponda. Come viene narrato il fenomeno migratorio nelle lingue di provenienza dei migranti? È vero, molto poco si pubblica in tal senso, ma ci sono coraggiose eccezioni, quali l’editore Atmosphere Libri e Titanic Africani,dello scrittore eritreo, rifugiato in Danimarca, Abu Bakr Khaal[1], da me tradotto nel 2020 e recensito su riveArabe[2], dove si narra del viaggio intrapreso da un gruppo di africani (subsahariani e non) dal Sudan fino alla Libia e poi alle sponde della Tunisia, per poi imbarcarsi e raggiungere l’Europa – un fenomeno che ci tocca da vicino, molto vicino.
Anche l’editore Newton Compton, che nella collana di Narrativa, ha pubblicato nel 2011 il romanzo della scrittrice libica Razan Moghrabi, Le donne del vento arabo[3] (trad. G. Renna), finalista del Booker Prize e recensito su riveArabe dalla Professoressa Federica Pistono, affronta in parte il tema migratorio. Nota infatti Pistono come il romanzo si snodi lungo due filoni, ove il primo ruota intorno al «tema della condizione femminile» analizzata attraverso «le vite di quattro donne libiche, unite da amicizie di comodo e da uno strano rapporto con la Scrittrice, voce narrante del romanzo», mentre il secondo è il viaggio, «quello di Bahija, giunta a Tripoli dal Marocco nella speranza di raggiungere la Francia, passando per l’Italia, alla ricerca di un futuro decente.»[4]
Ne I canti del sale – Biografia di un harraǧ dell’autore algerino Larbi Ramdani, sua opera prima e, ahimè, non ancora tradotta in italiano, la Professoressa Jolanda Guardi nota come il romanzo sia una «biografia romanzata nella quale racconta la sua esperienza di migrazione attraverso Turchia, Grecia e Italia. Si tratta del primo testo algerino che parla di migrazione scritto da un migrante. In un’intervista rilasciata a Echorouk TV nel 2019, Ramdani ha affermato di avere scritto il testo per rivendicare il diritto dei migranti alla libertà e alla dignità.»[5]
Anche Šaṭṭ al-’Arwāḥ (La spiaggia delle anime) della scrittrice tunisina Emna Rmili – pubblicato nel 2020 dalla casa editrice Med Ali Éditions – affronta il problema dell’immigrazione illegale, ma in un’altra ottica, definita da Ibtissem Kachouri su “al-Quds” quella del «romanzo investigativo», secondo la definizione coniata dal critico iracheno Mohammed Gabir, ovvero «…un tipo di indagine in cui si rivela un argomento di importanza globale, relativo a un crimine penale o politico, alla corruzione amministrativa o finanziaria, a un abuso di potere, o a un qualunque scandalo o altro reato che rientri nei casi di corruzione.»[6]
Protagonista della vicenda è infatti una famosa giornalista, Bahia, che grazie ai suoi contatti, si è costruita una professione scrivendo articoli on line sui cadaveri che il mare quotidianamente restituisce sulle rive tunisine e che, per questo motivo, viene definita “la iena”.
Bahia, però, vuole investigare sull’intera faccenda più approfonditamente, così decide di recarsi personalmente da Ḵayreddin el-Mensi, l’informatore che quotidianamente le “vende” le notizie per i suoi articoli. Soprannominato “il Pasha”, questo giovane tunisino è diventato famoso sulla stampa per aver creato il “Cimitero degli Sconosciuti”, un’area in cui dà sepoltura ai corpi dei migranti morti in mare.
È interessante rilevare che la figura di Ḵayreddin el-Mensi, inventata dall’autrice, come lei stessa ha dichiarato in varie interviste, si ispira a una persona reale, ovvero il marinaio Chamseddine Marzouk, che ha dedicato tutta la sua vita a seppellire i cadaveri restituiti dal mare sulle coste della città di Zarzis e mai reclamati dalle loro famiglie.
Dall’incontro con il Pasha e dalle indagini che ne conseguono parte l’intera vicenda, costruita come un «romanzo noir, dove i dettagli si svelano poco a poco, come durante le indagini di polizia»[7]. Oltre a seguire la storia d’amore che nasce tra la protagonista e questo becchino improvvisato, il lettore, grazie al giornalismo investigativo di Bahia, scopre l’umanità nascosta all’interno di ogni singolo file che lei cerca in tutti i modi di compilare su ogni vittima, per restituirle un po’ di dignità. Parimenti, ci si trova faccia a faccia con il mondo dei trafficanti di uomini, dove ogni singolo harraǧ non è visto altro che come una merce di scambio e fonte di guadagno. Tuttavia questi uomini non sono solo semplici fuorilegge, dal momento che il loro business è così lucrativo, dietro di loro ci stanno anche uomini appartenenti allo Stato, il che porta Bahia a subire minacce dalla mafia locale ed essere in pericolo di vita.
La spiaggia delle anime è un altro spaccato di vita, un testo che restituisce un po’ di giustizia a chi non ha più nulla da perdere… tranne la vita.
Emna Rmili è una scrittrice, attivista e ricercatrice tunisina, professoressa di letteratura e critica letteraria alla Facoltà di Lettere e Scienze Sociali di Sousse. Ha pubblicato tre raccolte di racconti e cinque romanzi, nel 2003 il suo Jamr wa Ma’a e nel 2016 l’opera Toujane sono stati insigniti del Premio Golden Comar per il romanzo in lingua araba.
A causa del proprio attivismo nella difesa della libertà di espressione e dei diritti delle donne, nel 2020 l’abitazione di Rmili ha subito un attacco incendiario perpetrato da sconosciuti, suscitando la solidarietà e la condanna da parte di tutti gli intellettuali tunisini ed arabi.
È possibile leggere un racconto di Emna Rmili tradotto in inglese da Alice Guthrie e dal titolo The killer sulla rivista letteraria “Words Without Borders”[8] oltre che un estratto in lingua inglese di Šaṭṭ al-’Arwāḥ sul n.73 della rivista “Banipal – Spring 2022”.
[1] https://www.atmospherelibri.it/prodotto/titanic-africani/
[2] https://rivearabe.com/2022/07/02/titanic-africani/
[3] https://www.newtoncompton.com/libro/le-donne-del-vento-arabo
[4] https://rivearabe.com/2022/12/10/le-donne-del-vento-arabo-di-razan-moghrabi/
[5] https://rivearabe.com/2023/01/08/larbi-ramadani-i-canti-del-sale-biografia-di-un-harrag1-al-mutawassit-milano-2019-pp-11-15/
[6] https://www.alquds.co.uk/%D8%B4%D8%B7-%D8%A7%D9%84%D8%A3%D8%B1%D9%88%D8%A7%D8%AD-%D9%84%D9%84%D8%AA%D9%88%D9%86%D8%B3%D9%8A%D8%A9-%D8%A2%D9%85%D9%86%D8%A9-%D8%A7%D9%84%D8%B1%D9%85%D9%8A%D9%84%D9%8A-%D8%B1%D9%88/
[7] Si veda al proposito l’articolo di Waciny Laredj apparso su “Al-Quds al-Arabi” e tradotto in inglese da K. McNeil e Miled Faiza sul n.73 della rivista “Banipal – Spring 2022” pag.96.
[8] https://wordswithoutborders.org/read/article/2017-12/december-2017-writing-tunisian-women-the-killer-emna-rmili-alice-guthrie/
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