La ragazza

Un racconto di Umayma al-Khamis

Traduzione di Federica Pistono

  La bocca della bambina doveva essere magica perché, non appena sussurrava “Palma”, l’aria che esalava si trasformava in una palma carica di frutti, traboccante di gioia.

  Quando pronunciava la parola “sole”, le pareti della stanza in cui si trovava diventavano brillanti, grazie ai raggi di sole che s’irradiavano dalla sua bocca.

  Se diceva “casa”, subito spuntava dal nulla una casetta, le cui porte si chiudevano al calare della sera e le cui finestre riflettevano il bagliore dell’intimità familiare, alla fine della giornata.

  Se pronunciava la parola “fiume”, immediatamente prendeva a scorrere un grande corso d’acqua, sul quale i ponti lanciavano le arcate, le barche a vela navigavano, azionando ogni tanto le sirene per chiedere il permesso di passare.

  L’orgoglio e la gioia non avevano consentito alla bambina di notare subito le proporzioni limitate del luogo, perché, mentre il fiume le sgorgava tra i denti, avrebbe dovuto fornirgli un letto sufficientemente ampio, in modo da poter mostrare la sua imponenza e maestà.

  Allo stesso modo, pronunciando la parola “sole”, avrebbe dovuto coprire gli oggetti infiammabili presenti nella stanza, prima che il sole si materializzasse e li bruciasse.

  La faccenda era più facile, se si trattava di aquile: battendo le ali tra le sue labbra, si alzavano verso il soffitto, cercando, con sguardo severo, una finestra che permettesse loro di volare verso l’orizzonte.

  La bambina cominciò a comprendere il dolore delle distanze e degli spazi, a capire che quel luogo stretto e affollato l’avrebbe allontanata dalla gente, lasciandola sola un posto intasato solo da parole incarnate.

  Fu allora che il cuore della bambina fu invaso dalla solitudine. Provò l’impulso di chiamare voci umane, per addolcire il silenzio e rischiarare gli angoli tenebrosi. Dopo essere rimasta senza mangiare per sei giorni, la sua gola emise un rantolo: “soluzione”. La soluzione s’incarnò, allora, in un nano dalla voce acuta, simile a una voce appollaiata in cima a una pila di scatole cinesi.

  Misteri antichi luccicavano in fondo agli occhi del nano, conferendogli un’aria di saggezza e serenità, che ispirò fiducia alla bambina, rassicurata dai piccoli libri che il nano teneva nella tasca sinistra.

  «So che tutti loro ti mancano. Ti mancano le loro chiacchiere, i loro pettegolezzi, i dispiaceri che hanno accumulato, i fantasmi delle loro futili speranze. Ti piace vederteli intorno, con quelle bocche piene di parole insensate».

  La bambina abbassò la testa, come per annuire a quelle parole. Il nano prese dalla tasca uno dei libretti, la cui copertina era decorata con triangoli bianchi e neri, sfogliò le pagine, prima di trovare ciò che cercava e dire: «Le tue parole passano direttamente dal cuore alla bocca, perché acquisiscano l’energia della volontà e s’incarnino. Ora, prima che le tue parole sgorghino dal profondo del tuo cuore, costringile a passare attraverso il cervello, in modo che le lisci e le levighi, proprio come un falegname trasforma un giovane ramo d’albero in un paio di zoccoli di legno».      

  Gli occhi della bambina brillarono come stelle, l’entusiasmo affluì nelle sue vene. Esitante, domandò al nano: «Ti vedrò un’altra volta?»

  «No», rispose quello. «Gli enzimi del cervello si affretteranno a disintegrarmi e a farmi svanire».

  Temendo di essere danneggiata dall’esitazione e dalla paura, la bambina mormorò: «Aquila», ben attenta a inviare la parola al cervello. Quando la parola le uscì dalle labbra, non era che una parola: a-q-u-i-l-a. Il fiume divenne f-i-u-m-e, il sole divenne s-o-l-e.

  Il nano della soluzione cominciò a dissolversi, mentre l’alfabeto razionale prevaleva e trionfava, guidando le parole dall’incarnazione all’astrazione.

  Si racconta, però, che, da allora, la bambina fosse diventata una b-a-m-b-i-n-a, poi una r-a-g-a-z-z-a, finché, di lei, non rimase che la r…Quell’ultima lettera della parola “ragazza” rappresentò l’ultima fase della sua trasformazione, prima che fosse totalmente spazzata via, mentre la gente si radunava intorno a lei…

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