L’occhio dello Specchio di Liana Badr

Recensione di Barbara Benini

Liana Badr è una delle voci più importanti della letteratura palestinese contemporanea, è molto conosciuta ed apprezzata per lo stile narrativo che la contraddistingue, caratterizzato dall’abilità di trasportare i lettori in mondi complessi attraverso una scrittura eloquente e un profondo senso di impegno sociale.

Nata a Gerusalemme nel 1950 e cresciuta a Gerico, Liana Badr ha conseguito una laurea in filosofia e psicologia presso l’Università di Beirut, ma non ha potuto completare il suo Master a causa della guerra civile libanese. Ha lavorato come volontaria in varie organizzazioni femminili palestinesi e come redattrice nella sezione culturale della rivista Al-Ḥurriyya. Dopo l’esodo palestinese dal Libano del 1982, ha vissuto a Damasco, Tunisi, Amman ed è tornata in Palestina nel 1994. Oltre al suo lavoro in ambito letterario, Badr dirige il dipartimento di cinema presso il ministero della cultura palestinese a Ramallah, ed è stata redattrice del periodico del ministero: Dafāter Ṯaqāfiyya.

Badr ha pubblicato il suo primo romanzo a Beirut nel 1979, tradotto in inglese con il titolo A Compass for the Sunflower da Catherine Cobham, per Women’s Press nel 1989. Da allora ha scritto altri tre romanzi, L’occhio dello specchio del 1991, tradotto in italiano da A. D’Esposito per MReditori nel 2022[1]; Le stelle di Gerico del 1993 – tradotto in italiano da G. Della Gala e P. Viviani per Ed. Lavoro nel 2009[2] e con un’introduzione di I. Camera d’Afflitto – e l’ultimo, del 2016, La tenda bianca[3]; oltre a raccolte di racconti – nel 1992 è uscita in inglese la traduzione di A balcony over the Fakihani a cura di P. Clark e C. Tingley per l’editore Interlink[4] – novelle, poesie – tra cui nel 2017 Lune per l’editore Manshurat Al-Mutawassit[5] – saggi, opere di saggistica e dodici libri per bambini. Le sue opere sono state tradotte in diverse lingue, tra cui inglese, francese, olandese, italiano, spagnolo, bulgaro e norvegese.

immagine tratta dal sito dell’editore Manshurat al-Mutawassit

Tra il 1999 e il 2007 Badr ha diretto sette film documentari, che hanno ricevuto numerosi premi internazionali, e scritto diverse sceneggiature cinematografiche.

Le sue opere si concentrano principalmente sui temi relativi alla condizione femminile, la guerra e l’esilio. Il suo stile è stato descritto dal “Times Literary Supplement” come «una sfida alle leggi della gravità immaginaria» e «densamente lirico»[6].

L’occhio dello specchio è considerato uno dei capolavori letterari di Badr, è un romanzo che offre un’immersione profonda nella vita dei profughi palestinesi, con particolare attenzione a Tel el-Za‘tar, un campo emblematico per il ruolo cruciale che ha svolto nella storia palestinese, ed è in questo ambiente che si sviluppa la trama. Aisha è la protagonista de L’occhio dello specchio ed è grazie alla sua storia personale e familiare e alle altre figure femminili presenti nel romanzo, Badr ritrae un affresco struggente di resilienza e forza di volontà.

L’occhio dello specchio è ambientato nel campo profughi di Tel el-Za‘tar, in Libano, nel nord-est di Beirut, dove negli Anni Settanta del secolo scorso si trovavano circa 50.000-60.000 rifugiati palestinesi. Nel 1975 i falangisti cristiani libanesi attaccarono un autobus uccidendo ventisette persone e ferendone diciannove, come vendetta per un precedente attacco quello stesso giorno. Ciò aumentò l’inimicizia tra palestinesi e falangisti, portando infine all’assedio di Tel el-Za‘tar. Il romanzo inizia proprio con il massacro dell’autobus ma prosegue con l’assedio.

La storia è incentrata su una specifica famiglia palestinese del campo e si concentra, in particolare, su Aisha, la figlia maggiore. In cambio dei lavori di pulizia, la ragazza ha ricevuto un’istruzione gratuita presso un convento di suore cristiane, dovendo alzarsi prima delle altre ragazze per pulire il convento e poi, mentre le compagne fanno colazione, le loro stanze e, per questo, le suore le proibiscono di parlare con le altre ragazze, più ricche di lei.

Il romanzo inizia, subito dopo il massacro dell’autobus, quando la madre di Aisha, Khadija, arriva al convento per portarla via. Di ritorno a casa, dove vive la famiglia, Aisha deve affrontare ancora una volta il padre violento e alcolizzato, Sayed, che oltretutto non lavora, ma manda la moglie a fare le pulizie per poi costringerla a consegnargli i soldi, che va a spendere al bar locale in arak.

La vicenda prosegue delineando la vita di personaggi emblematici e di situazioni difficili da vivere per un essere umano che oltre alle difficoltà dovute all’assedio del campo profughi, si scontra anche con una mentalità che costringe le donne a sopportare in un angolo, zitte e sottomesse, il volere dei propri uomini, ovvero mariti e padri. La responsabilità dei figli e della casa grava sulle spalle delle donne, sia che i loro compagni di vita siano fieri combattenti, sia che siano degli alcolisti violenti come il padre di Aisha. Sopra tutti quanti la cappa di dolore dovuta al dramma della guerra e dei morti, anche se le donne, malgrado la solitudine, hanno per come ce le descrive Badr una capacità di resilienza poco comune, che permette loro di andare avanti, nonostante tutto, nonostante la vedovanza, le difficoltà e l’occupazione della loro terra, ma anche dei loro corpi.

Come afferma Antonino d’Esposito, il traduttore, su “Anbamed.it”[7] L’occhio dello specchio è «un romanzo di struggente bellezza.»


[1] https://mreditori.it/prodotto/locchio-dello-specchio/

[2] https://www.ibs.it/stelle-di-gerico-libro-liana-badr/e/9788873132370

[3] Naufal Hachette.

[4] https://www.amazon.it/Balcony-over-Fakihani-Liyanah-Badr/dp/1566561078/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=10USICAK2CD04&keywords=liyana+badr+A+Balcony+over+the+Fakihani&qid=1695050197&sprefix=liyana+badr+a+balcony+over+the+fakihani%2Caps%2C206&sr=8-1

[5] https://baraat.it/book/193

[6] https://www.arabworldbooks.com/en/authors/liana-badr

[7] https://www.anbamed.it/2023/05/26/finestra-sulle-rive-arabe-la-collina-che-non-profuma-piu-di-timo/

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