Il pulcino non è un cane di Mathilde Chèvre

L’editoria araba per l’infanzia come specchio della società  

Recensione di Alessandra Amorello

    È uscito lo scorso 30 giugno per Astarte il libro di Mathilde Chèvre Il pulcino non è un cane[1], nella traduzione italiana curata da Enrica Battista e Mariagrazia Decente.  

Il titolo la dice già lunga:Al-Katkût laysa kalban![2] è un albo illustrato pubblicato in Egitto nel 2003, che descrive il passaggio dal mondo dell’infanzia al mondo degli adulti. Un testo che si distingue giacché, ponendo l’attenzione sul lettore bambino, rappresenta uno dei primi albi illustrati che segna lo spartiacque nel panorama editoriale del mondo arabo. È grazie a questa scoperta fortuita che nel 2005 l’autrice avverte l’esigenza di avviare una ricerca più approfondita. Mathilde Chèvre è una scrittrice e illustratrice di albi illustrati e dirige la casa editrice di Marsiglia Le Port a jauni, specializzata nella pubblicazione di libri bilingue arabo-francese.  

Il pulcino non è un cane rappresenta il primo e unico lavoro dedicato alla letteratura araba per l’infanzia e si configura come un testo fondamentale poiché scruta la produzione per bambini e ragazzi da un punto di vista letterario. Il libro è suddiviso in cinque capitoli attraverso i quali la Chèvre ripercorre quarant’anni di letteratura per l’infanzia in lingua araba, focalizzandosi nel periodo che va dagli anni Settanta, dove si assiste a una nahda, un “rinascimento” dell’infanzia, agli anni Duemila, quando la promozione e i finanziamenti a favore di questo genere letterario danno avvio a una nuova fase.  

Prendendo in esame le opere di Paesi come l’Egitto, il Libano e la Siria, l’autrice traccia un collegamento fra la “creazione” di libri per bambini e il contesto socio-politico, proponendo una nuova visione della letteratura araba per l’infanzia, intesa come specchio della società, un “luogo di investimento ideologico, pedagogico, sociale e individuale[3]” che si fa portavoce di un desiderio di rinnovamento e rivalsa all’indomani della naksa del 1967.  

Il primo capitolo indaga sulle ragioni per cui negli anni Settanta gli intellettuali arabi si rivolgono al pubblico di bambini, che incarnano la speranza di un nuovo futuro. Nel 1969 in Siria nasce la rivista Usâma e nel 1974 in Libano viene creata Dâr al-Fatà al-ʿ⁠Arabî, prima casa editrice araba destinata alla letteratura per l’infanzia nata con l’intento dar voce alla causa palestinese attraverso opere per l’infanzia che “invitano apertamente alla lotta armata per riappropriarsi della casa, della terra, della dignità dei palestinesi, e quindi di tutti gli arabi”[4]. I creatori di questo periodo si ispirano a Kâmil al-Kîlânî (1897-1959) considerato il pioniere della letteratura per l’infanzia e Hussayn Bîkâr (1913-2002), illustratore, attraverso la voce dell’artista Muhyî al-Dîn al-Labbâd (1940-2010).  

Il secondo capitolo prende in esame il movimento di rinnovamento messo in atto dagli investimenti che riguardano sia le case editrici, sia i contenuti della produzione artistica.     

Nelle pagine successive, nei capitoli terzo e quarto, si affronta un’analisi dei contenuti per illustrare il passaggio dagli albi ideologici e politici degli anni Settanta alla trattazione di tematiche che riguardano la realtà del bambino, inteso come persona, partendo dalla relazione con l’”Altro”. Nascono i primi albi dedicati al mondo della disabilità fisica e intellettiva, come quello di Nahla Ghandûr.  

Il quinto capitolo analizza gli elementi costitutivi di un albo illustrato: la lingua e le immagini, indagando sul dibattito ancora attuale della lingua “giusta” con cui scrivere per bambini e sulla creazione di un’”immagine araba”, che rivendica un patrimonio basato su forme tradizionali di narrazione pittorica come le miniature, la calligrafia e i disegni e gli ornamenti legati al mondo dell’antico Egitto.  

In conclusione, l’autrice ribadisce il ruolo della letteratura per l’infanzia nel processo di ricerca e creazione di un’identità araba, nel tentativo di dar voce, attraverso opere di avanguardia, ai popoli arabi.  


[1] M. Chèvre Le poussin n’est pas un chien: Quarante ans de création arabe en littérature pour la jeunesse, reflets et projet des sociétés (Egypte, Syrie, Liban), Coédition IFPO/IREMAM/Le Port a jauni; Illustrated édition, 2015. [2] Il titolo originale del libro di Mathilde Chèvre si ispira all’albo illustrato di Jâr al-Nabî al-Katkût laysa kalban!, illustrazioni di Hilmî al-Tûnî, Il Cairo, Dâr al-Shurûq, 2003. Il testo è stato pubblicato in versione bilingue dalla casa editrice Le Port a jauni con il titolo Le poussin n’est pas un chien, tradotto dall’arabo da Mathilde Chèvre, Le Port a jauni, Marsiglia 2016.[3] M. Chèvre, Il pulcino non è un cane. L’editoria araba per l’infanzia come specchio della società, Pisa, Astarte, 2023, traduzione di E. Battista e Mariagrazia Decente, p. 15. [4] M. Chèvre, Il pulcino non è un cane. L’editoria araba per l’infanzia come specchio della società, op. cit. pp. 135 – 136.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: