Nahla Ghandour: lei, loro e gli altri.

Articolo di Alessandra Amorello

Nahla Ghandour, nata a Beirut nel 1957, è una scrittrice libanese di origine palestinese. Ha contratto la poliomielite in tenera età e, come ha lei stessa dichiarato[1], il supporto affettivo e finanziario da parte della famiglia è stato fondamentale per vivere agiatamente e riuscire a portare a termine gli studi. L’autrice ha trascorso gran parte della sua vita nel cercare di migliorare le condizioni dei bambini disabili. Laureata in informatica, si dedica alla causa palestinese specializzandosi in terapia occupazionale. Lavora con i bambini disabili all’interno della Ghassan Kanafani Cultural Foundation’s (GKCF), partner in Libano della Medical Aid for Palestinians (MAP), e ne dirige la sezione prima infanzia. L’esperienza di vita ha influenzato le sue opere, che affrontano tematiche legate alla disabilità. 

Fra le opere dell’autrice figura l’albo illustrato اختفى صديقي L’amico scomparso (+4 anni) tradotto in italiano da Isabella Camera D’Afflitto e illustrato da Francesca Dell’Orto. Il libro è edito da Gallucci Editore per la collana Gallucci Kalimat nata in collaborazione con Kalimat Group, pluripremiata casa editrice emiratina, per favorire il dialogo fra i bambini del Mediterraneo. Come il resto della collana, il libro è pubblicato in edizione bilingue italiano/arabo.

In un giorno di primavera il protagonista della storia scopre di avere un nuovo amico che rimane con lui finché il sole splende nel cielo. Con l’arrivo dell’inverno e di un cielo carico di nubi, l’amico scompare. La perdita suscita tristezza e sgomento, fino al ritorno della bella stagione.

Da quanto si evince chiaramente dalle illustrazioni, il misterioso amico non è che l’ombra del protagonista. Diversi aspetti emergono, a mio avviso, dalla narrazione: il primo è senza dubbio il rapporto col corpo.

All’inizio non mi piaceva

il suo aspetto.

Camminavo

e non mi piaceva nemmeno il suo modo di camminare,

però ero contento di averlo incontrato[2].

Il constatare che la propria ombra sia diversa dal corpo, o ne abbia una forma distorta, implica l’esplorazione del sé, del proprio essere, del proprio talento. Ma l’ombra rappresenta anche quel lato oscuro di noi stessi che non conosciamo o che non ci piace. Conoscersi e conoscere è il primo passo verso l’accettazione, per citare Barenboim e Said: Knowledge is the beginning[3]

L’altro aspetto che emerge è proprio la consapevolezza della diversità, l’accettazione di noi stessi e degli altri nonostante le imperfezioni: 

Questo non significa che mi piacesse il suo aspetto o il suo modo di camminare,
ma ero comunque felice di essere suo amico[4].

Con l’arrivo dell’inverno il protagonista si lancia alla ricerca dell’amico scomparso. Come il Peter Pan di Barrie[5] egli cerca la propria ombra, forse perché sta cercando se stesso o l’altro, con cui si identifica. E fino alla fine la sua voce rimane fuori campo, in una resa pittorica che lascia ampio spazio all’immaginazione.  

  Sul canale Youtube di riveArabe è disponibile la video lettura dell’albo illustrato in italiano e in arabo. 

Altra opera degna di nota è هي، هما، هن  (Lei, Loro due e loro: il titolo originale fa riferimento ai pronomi singolare-duale-plurale) con le illustrazioni di Jana Traboulsi, pubblicato da Al Khayat al Saghir, Libano, 2009 tradotto in francese per Le port a jauni nel 2012 col titolo Elle et les autres.

La storia è declinata in due capitoli e la protagonista è una ragazza con una disabilità fisica (raffigurata con una “chiave” al posto di una delle due gambe).

Il primo capitolo è scritto dal punto di vista della compagna che scruta la nuova arrivata a scuola; nel secondo a parlare è la voce della protagonista: Nadia, una bambina disabile alle prese con le molteplici sfide quotidiane, come ad esempio l’entrare in classe contemporaneamente al resto dei suoi coetanei.

Diversamente dai libri che trattano il tema della disabilità nel mondo arabo, che si caratterizzano prevalentemente per una idealizzazione della persona disabile, come in parte avviene nel già citato Yunis di Amal Naser, l’autrice affronta il tema in un modo del tutto nuovo nella letteratura araba per l’infanzia, mettendo a nudo gli inconvenienti di una persona disabile all’interno della società.

Come il titolo infatti suggerisce Heya (Lei)sta per Nadia, la protagonista;Huma (Loro due, pronome duale), indica lei e la compagna;Hunna (Loro pronome femminile) il resto del mondo sociale, la classe con cui Nadia deve imparare a relazionarsi. È la protagonista che proverà a creare un ponte di dialogo con la nuova compagna, ed è proprio questo tentativo che mette in evidenza lo sforzo di Nadia nel tentare di partecipare a una vita sociale che non la tiene in considerazione.

La scuola si fa metafora del mondo: le difficoltà che Nadia deve affrontare nel microcosmo scolastico rimandano al mondo esterno, al mondo arabo e in particolare al Libano dove, seppur si stia andando verso l’accettazione delle persone con disabilità, la questione rimane ancora un tabù a livello istituzionale e ancor di più con la crisi economica in corso, che ha colpito chi ha bisogno di cure costanti.

In un’intervista rilasciata per la premiata web-serie libanese di documentari Zyara (“visita”), l’autrice racconta della sua infanzia, delle barriere architettoniche e delle difficoltà che ha dovuto affrontare a causa della malattia.

Altro libro sul tema della disabilità è لميا السريعة (Lamya la veloce, +6) pubblicato da Kalimat Group nel 2020. Il libro racconta di una bambina che ama giocare e che è sempre in movimento, e per tale ragione viene sovente richiamata all’attenzione dai genitori e dalle maestre. Il chiaro riferimento è al disturbo da deficit di attenzione/iperattività, una sindrome caratterizzata da difficoltà di attenzione, di controllo dell’impulsività e del livello di attività. Ciò nonostante, Lamya è una bambina solare che non smette mai di giocare con gli amici.

Fra le altre opere pubblicate da Kalimat Group, figurano:

سكون (Sukun +6, 2017) ci conduce nella vita di un bambino autistico che ama la quiete notturna in contrapposizione al caos mattutino. Cosa piace ai bambini autistici? Ognuno ha il diritto di vivere la vita che desidera, purché non danneggi gli altri.

 غيمة قطن (Nuvola di Cotone, +6, 2017) la storia di un bambino particolare che sa volare in alto nel cielo, fino a raggiungere le nuvole di cotone.

فيل زرافة أم لقلق (Un elefante, una giraffa, o una cicogna?, + 6, 2019) una storia pensata per far riflettere i piccoli sull’importanza di credere nelle proprie capacità, senza necessariamente cercare l’aiuto degli altri.

فنجان قهوة (Una tazza di caffè, + 6, 2022) che affronta il tema del rapporto papà – figlio e delle difficoltà di un bambino costretto a lottare contro la malattia del papà.

Nahla Ghandour è uno straordinario esempio di tenacia e perseveranza, la malattia non le ha mai precluso la possibilità di perseguire un obiettivo. Tale forza si riflette nelle sue opere che, oltre ad avere uno stile teso a stimolare la curiosità del piccolo lettore, offrono uno sguardo innovativo e lungimirante sul tema della disabilità, proponendo un approccio aderente alla realtà e alle problematiche sociali.         


[1] https://www.map.org.uk/news/archive/post/1340-aitas-not-my-job-itas-my-missiona-assisting-palestinian-children-with-disabilities-in-lebanon

[2] N. Ghandour, L’amico scomparso, Gallucci Editore, Roma, 2020, traduzione di Isabella Camera D’Afflitto.

[3] Knowledge is the beginning è un documentario di Paul Smaczny del 2005 sulla The West-Eastern Divan Orchestra fondata dal direttore d’orchestra Daniel Barenboim e il critico letterario Edward Said allo scopo di far collaborare musicisti provenienti da nazioni in guerra fra loro, convinti che la musica potesse favorire la conoscenza e la comprensione fra i popoli.

[4] N. Ghandour, L’amico scomparso, op. cit.

[5] James Matthew Barrie, (Kirriemuir, 9 maggio 1860 – Londra, 19 giugno 1937), è stato uno scrittore britannico noto per la creazione del personaggio di Peter Pan.

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