L’ALTALENA di Badriya al-Bishr

Recensione di Federica Pistono

  Il romanzo al-Urğūḥah (L’altalena, 2010), della scrittrice saudita Badriya al-Bishr, ripropone tanto il tema della condizione femminile, comune all’intera produzione letteraria dell’autrice, quanto il motivo della fuga in Occidente, già trattato nel precedente romanzo Hind wa -l-̔ Askar (pubblicato in italiano con il titolo Profumo di caffè e cardamomo (Atmosphere Libri, 2015).

  L’opera, che ha vinto l’Arab Press Award per l’Arte e il Giornalismo nel 2011, presenta l’Occidente come meta in cui raggiungere quelle libertà che, alla donna saudita, sono negate in patria.

 Il romanzo narra la storia di tre giovani donne saudite che da Riyaḍ giungono a Ginevra, spinte ciascuna da una personale motivazione.  Anche se si tratta di tre amiche, ex- compagne di università, le esperienze che vivono nella città svizzera sono personali e diverse.

 Maryam arriva a Ginevra per cercare Mishali, il marito che è partito per la Svizzera lasciandola a Riyaḍ con due bambini in tenera età. Salwā raggiunge l’ex marito, dopo che la sua famiglia l’ha costretta a divorziare da lui. ʿAnāb, discendente di una famiglia di ex-schiavi, decide di scoprire e di vivere libertà e piaceri in una città occidentale, dopo aver subito un’aggressione da parte di un autista yemenita che, dopo il “matrimonio riparatore”, si è affrettato ad abbandonarla.

  Le tre amiche si incontrano a Ginevra, riunite dal caso, accomunate dalle sofferenze coniugali e dalla ricerca di un’ipotetica felicità e, soprattutto, della libertà negata in patria.  A Ginevra, lontane dalle rigide regole della morale saudita, le tre donne cercano di imitare il comportamento degli uomini sfidando i tabù che hanno finora plasmato la loro condotta, vivendo nuove esperienze sessuali e infrangendo il divieto di bere bevande alcoliche. Le tre protagoniste non desiderano soltanto sperimentare le libertà che, in patria, sono concesse agli uomini e vietate alle donne, ma soprattutto vivere secondo le regole di condotta e i principi che informano l’esistenza delle coetanee europee. Libertà, per le giovani saudite, significa ora sperimentare uno stile di vita opposto a quello seguito finora. Si fa strada, dunque, nell’opera, il tema della doppia morale.

 In questo romanzo, le protagoniste discutono del fatto che agli uomini, in patria, siano riconosciute libertà considerate inconcepibili per le donne e decidono di approfittare dell’opportunità offerta dal soggiorno a Ginevra per vivere esperienze e sperimentare piaceri assolutamente impossibili nel paese natio.  

   Si tratta, dunque, di una duplice emancipazione, dalla discriminazione di genere da un lato e dai principi morali del proprio paese dall’altro. Una delle tre amiche, ̔Anāb, vive un amore omosessuale con una compatriota incontrata a Ginevra, mentre Maryam si lascia influenzare nelle sue scelte di vita dalla lettura del romanzo Madame Bovary di Gustave Flaubert, prendendo a modello di comportamento la protagonista dell’opera. Innumerevoli sono le scene in cui l’autrice dà spazio alle raffigurazioni del corpo, maschile e soprattutto femminile, dell’eros e della sessualità.

  Il concetto di libertà cui aspirano le tre protagoniste appare tanto vasto e sconfinato quanto angusto e limitato era il loro orizzonte in patria. Sembra che la condotta delle tre giovani costituisca una dimostrazione vivente dell’assunto secondo cui tanto è più dura la repressione quanto più è sfrenato il desiderio di infrangere tutti i tabù. 

  Questo romanzo si differenzia dal precedente soprattutto per due motivi: il concetto di libertà e l’ambientazione. Per quanto riguarda il primo aspetto, mentre Hind, protagonista di Hind wa ‘l-̔askar, lotta per ottenere la libertà nell’ambito della scelta del marito e della realizzazione professionale, le tre protagoniste di al-Urğūḥah reclamano una sfera di libertà molto più ampia, il diritto di seguire i comportamenti comunemente adottati dalle giovani donne europee e quello di comportarsi come gli uomini.

  Nel secondo romanzo, dunque, l’autrice rivendica per la donna saudita un’autonomia di pensiero e di azione molto più vasta di quella prospettata nell’opera precedente. Per quanto riguarda l’ambientazione, l’intera vicenda è collocata non fra i grattacieli di Riyyāḍ, non nelle campagne desertiche di Līlah, il villaggio nel sud dell’Arabia Saudita di cui erano originari i genitori di Hind, ma a Ginevra. Alla città svizzera, al suo lago e ai boschi che circondano l’area urbana, l’autrice dedica innumerevoli descrizioni.

  Pur diversificandosi dalle opere precedenti per l’ambientazione e la trama, l’opera non si distacca dalle tematiche care all’autrice e trattate nella produzione letteraria precedente: il matrimonio precoce e combinato, le “nozze riparatrici”, la doppia morale, l’oppressione delle donne giovani da parte di quelle più anziane, la fuga in Occidente come unica via per sfuggire ai divieti e vivere la libertà.

  L’Autrice:

Autrice saudita, Badriya al- Bishr è nata a Riyadh nel 1967. Con una laurea in Sociologia presso la King Saud University e un dottorato di ricerca conseguito all’Università Americana di Beirut, è stata docente presso la King Saud University presso il dipartimento di Studi Sociali.

Dal 1991 al 1993, ha curato una rubrica settimanale dal titolo Half Noise per il quotidiano al- Youm a Dammam. Ha scritto anche per il giornale Riyadh ed ha collaborato per Middle East Newspaper. Attualmente scrive per la famosa testata giornalistica Al Hayat.

Sposata con un noto pittore saudita, Nasser al-Kassabi, ha due figli. Oggi risiede a Dubai, dove svolge l’attività di giornalista e di scrittrice.

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