Shahad al-Rawi

Articolo di Federica Pistono

  Shahad al- Rawi (Šahad al-Rāwī) è una scrittrice irachena, nata a Baghdad nel 1986. Ha completato la scuola secondaria a Baghdad prima di trasferirsi con la famiglia in Siria, dove ha conseguito una laurea in Scienza dell’Amministrazione. Ha poi conseguito un dottorato di ricerca in Antropologia negli Emirati Arabi. Attualmente vive a Dubai. 

  Sā ̔ at Baġdād (L’orologio di Baghdad), suo primo romanzo, è stato pubblicato nel 2016, si è classificato nella short list dell’IPAF 2018 ed è stato tradotto in inglese da Luke Leafgren per Oneworld Publications.

  Il romanzo è vincitore del First Book Award all’Edinburgh International Book Festival.

Nelle numerose interviste, rilasciate nel 2018, la scrittrice sottolinea la sua appartenenza a una normale famiglia irachena della classe media, con un padre accademico ed economista e una madre farmacista.

  La carriera di al-Rawi inizia con saggi e poesie, alcuni delle quali sono pubblicate su giornali, riviste e piattaforme di social media arabi, attirando l’attenzione del pubblico sul talento della giovane scrittrice. Autrice di lingua araba, al-Rawi si rivolge soprattutto al pubblico delle donne irachene e arabe. Il suo background nelle discipline umanistiche, in particolare nell’antropologia, si riflette chiaramente nella sua capacità di comunicare idee complesse attraverso le sue opere letterarie, che illustrano i cambiamenti individuali ed etnografici nella popolazione irachena, prima, durante e dopo i numerosi conflitti vissuti dall’Iraq negli ultimi decenni.

  Nel 2018, sorprende il pubblico per essere la più giovane scrittrice il cui romanzo d’esordio è selezionato nella short list dell’Ipaf.

  L’orologio di Baghdad

  Nel 1991, durante la prima guerra del Golfo, due ragazzine s’incontrano e diventano amiche per la pelle in un rifugio antiaereo di Baghdad, dove si sono nascoste per sfuggire agli attacchi aerei alleati. Nel bunker umido e tenebroso, si raccontano storie per sconfiggere il buio e la paura, imparando a condividere sogni e speranze, intessuti di fantasia e illusioni. 

  A causa della guerra, le famiglie cominciano a fuggire in massa dalla città, lasciandola deserta. Quando una terza ragazza si unisce alle due amiche, le tre adolescenti iniziano a scrivere una storia segreta del loro quartiere, per salvarlo dall’oblio. Il romanzo segue le vite delle protagoniste attraverso l’adolescenza e la prima giovinezza, fino al periodo dell’università, dei primi impieghi e dei primi amori. Ma arriva il 2003, torna la guerra e il mondo assiste alla caduta di Baghdad, che innesca nuovi sconvolgimenti, con una nuova ondata di partenze dalla capitale. 

 L’orologio di Baghdad è un ritratto autentico, e talvolta commovente, di due giovani donne che si ritrovano e si sostengono mentre il mondo intorno a loro va in pezzi. Concentrandosi su protagonisti alle prese con preoccupazioni personali e sconvolgimenti internazionali condivisi all’interno di una comunità smembrata dalla guerra e dall’ esilio, al- Rawi entra nella mente dei suoi personaggi e mostra la loro determinazione a sopravvivere e trovare una ragione di vita nell’amore e nell’amicizia.

Il romanzo ha riscosso notevoli consensi di pubblico e critica. La sua narrazione abbandona spesso la successione logica e temporale degli eventi per incorporare sogni, ricordi e illusioni, per raccontare la storia di una generazione nata durante una guerra, cresciuta sotto un embargo e destinata a subire l’ennesimo conflitto, la lacerazione della società, la fine del proprio mondo.

 Un filo sottile intreccia sapientemente realtà e fantasia, mentre la storia, mai banale, prende per mano il lettore, conducendolo da un labirinto all’altro, riuscendo sempre a stupirlo.

  Sul ponte della Repubblica

  In quello che può considerarsi il seguito de L’orologio di Baghdad, Fawqa ğisr al-ğumhūriyyah (Sul ponte della Repubblica), 2020, il lettore segue le scene dell’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti nel 2003 e gli eventi che l’hanno immediatamente preceduta e seguita, interessando ben tre generazioni di una famiglia: nonni, genitori e figli. L’opera è ambientata in parte nella capitale irachena, in parte in uno dei paesi confinanti con l’Iraq, in cui i protagonisti vivono in uno stato confusionale, stretti tra le preoccupazioni e l’angoscia del presente e i ricordi del passato, che riemerge in ogni dettaglio della loro quotidianità.

  Il romanzo inizia e finisce con un ponte, che raffigura la cesura tra il passato e il futuro, rappresenta la speranza e il cambiamento, ma è anche un luogo in cui sono presenti il pericolo e la disperazione. Nel romanzo, l’attraversamento del ponte è un atto decisivo per il destino di ogni personaggio, perché segna la separazione tra vecchio e nuovo, passato e futuro, vita e morte.

 La protagonista di Sul ponte della Repubblica ricorda come i carri armati americani siano penetrati nel cuore di Baghdad, indicando la fine dell’Iraq che tutti conoscevano e l’inizio del viaggio verso l’ignoto che molte persone hanno dovuto intraprendere.

  Come la maggior parte dei cittadini iracheni, la protagonista e la sua famiglia hanno lasciato la patria per trasferirsi in un paese vicino, nella speranza di cominciare una nuova vita, ma, all’inizio della storia, la madre muore a causa di una malattia incurabile. La metafora è chiara: la scomparsa della madre simboleggia la perdita della patria, della sicurezza e del senso di appartenenza a una comunità e a una nazione. L’anonima protagonista, infatti, con l’abbandono del proprio paese si sente priva di legami ben definiti. Incerti e nebulosi diventano i rapporti con la sorella, con il padre, con il cugino, con gli amici. Anche quando il personaggio cerca di vivere una storia d’amore, la relazione sembra un tentativo poco convinto, quasi a confermare come la ragazza si senta sciolta da ogni affetto, spaesata e disorientata, privata del senso di appartenenza a un gruppo, a una famiglia, a un popolo.

  I temi dell’esilio e del desiderio di un ritorno al passato sono evidenti ad ogni piega del romanzo, già prima che la famiglia lasci l’Iraq.  Il rimpianto della vita perduta, la consapevolezza di come il passato sia irrecuperabile, le reminiscenze malinconiche dei luoghi del cuore, pervadono ogni pagina, e l’opera risulta intrisa di tristezza, presentando al lettore un percorso di accettazione di una realtà amara.

  Le tematiche della nostalgia, del senso di perdita e smarrimento, delle difficoltà materiali e spirituali dell’esilio, sono comuni a tanta narrativa irachena contemporanea. 

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