Mūsīqa al Mūl di Mahmoud al-Wardani

Recensione di Barbara Benini

Mahmoud al-Wardani (Il Cairo, 1950) è uno scrittore, romanziere, narratore e giornalista egiziano. Imprigionato per attivismo studentesco negli anni Settanta, ha partecipato alla guerra dell’Ottobre 1973, durante la quale fece parte delle squadre che trasportavano i corpi dei soldati deceduti. Nel 1992 è stato co-fondatore della famosa rivista letteraria Aḫbār al-’Adab. La sua prima raccolta di racconti è del 1984 e porta il titolo di Passeggiata notturna in giardino (Al-sayr fi –l-ḥadīqa laylan). Nel 2005 la Casa Editrice Mesogea ha pubblicato il racconto “Davanti a quei due estranei” all’interno della raccolta Figli del Nilo – Undici scrittori egiziani si raccontano (trad. F. Prevedello). Nel 2008 l’American University in Cairo Press ha pubblicato la traduzione del suo romanzo Heads Ripe for Plucking[1]. Nel 2013 al-Wardani è stato insignito del Premio Sawiris per il suo romanzo The house of fire.

Mūsīqa al Mūl (La musica del centro commerciale) è uscito nell’aprile del 2005 per la Casa Editrice egiziana indipendente Dar Merit e, come afferma al-Wardani stesso in un’intervista[2], dà un taglio netto con le sue opere precedenti, che lo calavano, per affinità tematiche e stilistiche, nella cerchia degli autori definiti “Generazione degli anni ’70”: quindi basta con le aspirazioni politiche frustrate dagli avvenimenti incessantemente latenti nelle trame. Ciò che resta è la vaghezza, il tema della morte, soprattutto quella dei bambini, che ricorre nei suoi scritti in forme diverse, e ovviamente la prigione, che anche al-Wardani ha conosciuto negli anni Settanta, avendo partecipato ai movimenti studenteschi di quel periodo. Di “nuovo” c’è uno stream of consciousness portato all’inverosimile (poca punteggiatura, tempi al presente, salti tra presente e passato, sogni ecc.) che pervade il romanzo, e una critica di assai più ampio respiro indirizzata al mondo arabo, visto come passivo consumatore di idee importate dall’occidente. Attraverso le avventure del protagonista, intrappolato in questo Centro Commerciale, vengono alla luce esperienze autobiografiche dell’autore, tra cui numerosi riferimenti agli anni passati a lavorare nei paesi del Golfo Persico e soprattutto alla Guerra del Golfo del ’91, che al-Wardani, mandato a sminare la zona di Hafr al-Batin, in Arabia Saudita, racconta con toni che vanno dall’ironico al disilluso.

Il romanzo si apre con il protagonista che, dalla separazione dalla moglie, conosciuta sul posto di lavoro al suo rientro dal Golfo – entrambi sono impiegati statali -, continua incessantemente a farsi trasferire in località egiziane diverse, per evitare di incontrarla – infatti entrambi sono stati molto colpiti dalla sventura della perdita dei due figli appena nati e, in seguito a questa disgrazia lei ha perso un po’ il senno – finché, ultima meta, arriva in questa città egiziana di cui sappiamo solo essere situata sulla costa, ed è qui che comincia la storia.

Per rilassarsi prima di andare in albergo, entra a bere un tè in un Centro Commerciale, da dove non riesce più ad uscire se non per una breve nottata con una donna che gli ricorda l’ex-moglie, ‘Azza. Dopo questa notte il protagonista si accorge di aver perso la sua ventiquattrore, cosa che gli impedisce di andare a presentarsi in ufficio entro la data prestabilita e che diventa il leit motiv ricorrente per tutto il romanzo e un’occasione per parlare di burocrazia e corruzione negli ambienti statali. Costretto a ricercare la valigetta, ritorna al Centro Commerciale nella speranza di ritrovarla nel night club in cui la sera prima ha incontrato la donna che assomiglia ad ‘Azza, ma il Night dei due Gatti, così si chiama, apre solo alle 8.00 di sera e quindi fino a quel momento il protagonista peregrina per le sale, gli atri ed i corridoi del Mall, osservando ciò che accade intorno a lui, oltre a riflettere sulla condizione di chi può comprare e di chi invece si limita solo a desiderare di poterlo fare. Assiste ad alcune conferenze culturali, tavole rotonde  – e qui è interessante la critica che fa a noi occidentali ed ai nostri studi sulle tradizioni folcloristiche, dove ci intestardiamo su cavilli inutili e insensati, sottile critica alla mentalità orientalista che ancora imperversa tra gli accademici -, ballerine russe che si spacciano per contadine egiziane – in Egitto c’è stata una grossa polemica su questo fatto, a tal punto che le ballerine locali si sono costituite in una specie di associazione per evitare di essere sorpassate dalle russe, che essendo bionde, con gli occhi chiari, ovviamente attirano molto di più gli sguardi del pubblico egiziano e degli Arabi del Golfo in vacanza, facendo perdere il lavoro alle professioniste locali.

Il tema delle donne vestite in modo succinto, provocante e sensuale, ricorre per tutto il romanzo, sintomo che il problema della donna-oggetto, che tanto fa discutere gli intellettuali di ogni schieramento, è sentito anche al di là del Mediterraneo. Non solo, anche la mercificazione del sesso e la sua spettacolarizzazione, vengono analizzate dall’autore con estrema puntigliosità, descrivendo il povero protagonista completamente scioccato da uno spettacolo di sadomasochismo.

Altri personaggi appaiono nel romanzo intrappolati con lui nel Mall, finché si finisce per supporre che al suo interno ci sia una vera e propria prigione e che, come sostiene al-Wardani, i Centri Commerciali siano in realtà una forma di oppressione e controllo psicologico alquanto sottile ma assai efficace[3]. Mūsīqa al Mūl è un romanzo ironico e kafkiano, per certi aspetti, sicuramente di piacevole lettura.


[1] https://www.amazon.com/Plucking-Modern-Arabic-Novels-Hardcover/dp/9774161882

[2] “Al Ahram Weekly”, 5-11 maggio 2005

[3] https://wordswithoutborders.org/contributors/view/mahmoud-el-wardani/

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