Delitto a Ramallah

Recensione di Antonino d’Esposito

Abbiamo camminato su un ponte sospeso su cose che credevo avremmo superato, lasciandocele alle spalle, e l’ho perduto quando ho pensato di averle superate insieme.

«Tesoro, quello che temo in una notte di tempesta… è che la tua porta inventi una stella e tu cominci a passeggiare nel buio, mentre guardo la porta, la guardo impaurita».

Sono arrivate le notti di tempesta, non so cosa sia balenato nella mente di Ra’uf, ma alla fine ero io a camminare nelle tenebre, ed ero sempre io ad aspettare.

Ho fatto tutto questo.

Soltanto questo ricordo basta a colmare il mio cuore di rancore e di rabbia.

“Delitto a Ramallah”, un giallo, forse. La storia di un omicidio c’è, ma fa da contorno al primo romanzo tradotto in assoluto del giovane e promettente palestinese Abbad Yahya.

Una finestra che si apre sulla quotidianità della gioventù di Ramallah, sulle sue abitudini, i vizi, le virtù e i tabù che ne influenzano ogni atto, perfino ogni respiro. Un romanzo che non è passato inosservato tant’è che Ahmed Barak, procuratore generale della Palestina, accusando il testo di attacco alla pubblica moralità ne vieta la diffusione e, de facto, costringe Yahya ad un allontanamento forzato. Per le autorità palestinesi il libro non è un giallo, e in un certo non possiamo dar loro torto: Delitto a Ramallah è davvero molto altro. Romanzo particolare, che sfugge a una categorizzazione canonica, potrebbe dal titolo far pensare a un poliziesco che si svolge tra le antiche strade della città palestinese. Invece, sin da subito, il lettore si trova catapultato nella vita dei tre ragazzi che sono i pilastri intorno ai quali la storia, anche quella dell’omicidio, si sviluppa. Tre giovani uomini, appena arrivati alla soglia della vita vera, quella che va vissuta, quella per cui si deve combattere (e a volte perdere); tre uomini che compiono il loro apprendistato amoroso e ne scontano la pena sulla loro pelle, tre sconosciuti i cui percorsi vengono incredibilmente uniti dall’inspiegabile assassinio di una ragazza all’uscita di un ristorante, il Lotus.

Il primo che incontriamo, Ra’uf, impegnato nella spasmodica ricerca di una fantomatica donna incrociata per caso in un taxi collettivo; Nur, il secondo, il ragazzo omosessuale, lo spirito puro dei tre, che si lascia plasmare dall’amore che trova in Ra’uf ma che sempre con Ra’uf naufragherà; Wisam, infine, fidanzato della donna che viene uccisa nelle vie di Ramallah, giovane distrutto dal dolore. Tre uomini che si confrontano e si scontrano con il concetto di virilità della società palestinese e, ciascuno a suo modo, ne esce sconfitto. Un grido disperato di una generazione priva di punti di riferimento.

In “Delitto a Ramallah”, la prosa elegante e mai banale dell’autore, lascia ampio spazio a tutti i contenuti che soggiacciono alla superficie testuale. La scrittura impegnata di Yahya non risparmia nessuno dei capisaldi della società palestinese e non dimentica nessuno degli argomenti tabù. Tutti e tre i ragazzi scoprono il sesso e l’amore provando a viverli quanto più liberamente possibile. Ed è in questo aspetto che troviamo il coraggio e l’audacia di uno scrittore che non ha paura di parlare di Nur che, in un flusso di autoconoscenza, vive la propria omosessualità come difficilmente si può leggere in un romanzo arabo. Il ragazzino adolescente, che prende coscienza del proprio corpo e delle proprie preferenze, diventa un timido universitario che incontra l’uomo della sua vita dal quale si lascia plasmare, quasi edificare. “Come tu mi vuoi” sembra dire Nur a Ru’uf mentre decidono di vivere insieme, ma potranno due uomini palestinesi farlo per sempre?

Un affresco moderno, uno sguardo unico sulla quotidianità palestinese che di colpo non ci appare così distante come potremmo credere, bensì normale, umana; una realtà in cui le nuove generazioni affrontano l’iniziazione alla vita in modo universale.

Titolo: Delitto a Ramallah

Autore: Abbad Yayha

Traduttori: Federica Pistono, Gassid Mohammed

Casa editrice: MReditori

Genere: Romanzo

Pagine: 232

Anno di pubblicazione: 2020

Prezzo: € 15,00

Tempo medio di lettura: 3/4 giorni

Suggerimento di lettura: “Ultimo giro a Guapa”, Saleem Haddad, Edizioni e/o, 2016

L’autore

Romanziere palestinese, Yahya è uno dei più famosi autori della Palestina della sua generazione. Ha pubblicato quattro romanzi: Rām Allāh al-shaqrāʼ (Ramallah la bionda), al-Qism 14 (Sezione 14), Hātif ʻumūmī (Telefono pubblico) e Jarīmah fī Rām Allāh (Delitto a Ramallah). Quest’ultimo, uscito nel 2016, viene proibito dalle autorità palestinesi per “indecenza”; Ahmed Barak, procuratore generale, accusa il romanzo di avere “passaggi indecenti e termini che offendono la morale e la pubblica decenza e che potrebbero influenzare la popolazione, in particolare i minori”. Scrittori arabi e palestinesi criticarono ampiamente il provvedimento delle autorità chiedendo il rispetto degli ideali di libertà di parola e opinione, ciò non ha comunque evitato a Yahya di dover riparare all’estero. Nel 2017, Abbad Yahya riceve dal German Pen Center la borsa “Writers in Exile”, riservata a scrittori perseguitati in patria; nel 2018 è stato selezionato dall’Index on Censorship Award per la difesa della libertà d’espressione. È caporedattore del sito internet Ultrasawt.

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