Recensione di Federica Pistono
Brooklyn Heights racconta la storia degli immigrati arabi di New York attraverso gli occhi della narratrice. Mettendo a confronto le sue esperienze nella sua casa d’elezione, l’America, e la sua terra d’origine, l’Egitto, la voce narrante rivela il rapporto problematico tra Oriente e Occidente.
È una storia di rifiuto e accettazione, rigetto e tolleranza, perdita delle illusioni e speranza nell’amore. Semplice ma ricca di dettagli, l’opera evoca l’atmosfera che si respira a New York alla fine del primo decennio del nuovo millennio.
Il romanzo è giunto nella short list dell’IPAF del 2011 e ha vinto la Naguib Mahfouz Medal for Literature nel 2010.
Il romanzo racconta la storia di Hind, un’insegnante di arabo e aspirante scrittrice, che emigra dal Cairo a New York, dopo la dolorosa rottura del suo matrimonio. Arriva in America durante le elezioni presidenziali, con il figlio di otto anni, tante valigie e manoscritti incompiuti.
La protagonista sogna di cambiare, di realizzarsi come donna e come scrittrice e di incontrare, forse, il vero amore. Trova una stanza in affitto nel quartiere di Brooklyn Heights, abitato prevalentemente da immigrati.
Mentre scopre gli angoli della nuova casa, le tornano alla mente i ricordi della sua infanzia, del piccolo villaggio beduino sul Delta del Nilo dove è nata e cresciuta.
Hind si ambienta nel quartiere, familiarizzando con il variopinto vicinato: conosce Emilia, che vende scarpe usate al Mercato delle pulci, Zeinab, un’anziana donna che un tempo ha lavorato per suo nonno, Lilith, un’egiziana di condizione agiata che ha perso la memoria; ritrova Noha, l’amica del cuore della sua infanzia.
Grazie ai suoi ricordi, che si confrontano e si fondono con quelli delle altre immigrate, Hind intraprende un viaggio interiore alla ricerca di se stessa.
Attraverso il caleidoscopio di caratteri e le riflessioni della protagonista, il libro dipinge una storia intensa e commovente di spaesamento e di esilio.
Lontano dalle luci e dal glamour che siamo abituati ad associare a New York, Brooklyn Heights è un quartiere, marginale ed emarginato, definito dalla sua stessa diversità culturale. L’autrice utilizza questa ambientazione per esplorare le questioni legate all’immigrazione e all’identità.
Speranza e voglia di cambiamento pervadono l’atmosfera della Grande Mela, ma la protagonista, invece di vivere il sogno americano, si ritrova catapultata nella lotta per la sopravvivenza degli immigrati e degli sfollati del suo quartiere.
Più che un romanzo di azione, questo è un libro della memoria: la vicenda di Hind si intreccia con quelle dei personaggi che abitano a Brooklyn Heights, mentre i ricordi della sua vita e delle vite degli altri la riportano inesorabilmente in Egitto.
Collegando il presente con i ricordi d’infanzia di Hind, l’autrice focalizza l’attenzione sulle diversità tra Oriente e Occidente, esplorando le differenze culturali, religiose e sessuali.
Hind, con il suo fatalismo superstizioso e le sue reazioni a volte isteriche di fronte alle difficoltà dell’integrazione in America, è un personaggio insicuro e spesso impacciato, ma le sue paure, insoddisfazioni e vulnerabilità hanno uno scomodo sapore di verità.
L’Autrice

Nata a Sharqiya, nella regione del Delta del Nilo, da una famiglia d origini beduine, si è laureata in Lingua e Letteratura araba presso l’Università di Zagazig. Divenuta docente presso l’Università del Cairo, si è specializzata nel campo della letteratura femminile e delle tradizioni beduine. In molte delle sue opere, la scrittrice egiziana ci parla di un mondo a rischio di disintegrazione, quello della società beduina sedentarizzata, “del quale riesce a cogliere i vari aspetti della vita, sia realistici che poetici, descrivendoli con tenerezza e nostalgia” (I. Camera D’Afflitto, dalla postfazione di Blu Melanzana, Frassinelli, 2004).
In italiano sono stati tradotti due romanzi dell’autrice, Blu melanzana, Frassinelli, 2004, La tenda, Pironti, 2002, e il racconto Farfalle (in Rose del Cairo, Roma, Ed. e/o, 2001).
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