Ascesa alla morte di Mamdouh Azzam

  Recensione di Federica Pistono

Ascesa alla morte, dello scrittore siriano Mamdouh Azzam, è un romanzo drammatico che prende spunto dall’oscuro omicidio di una giovane donna, perpetrato dai familiari di lei per motivi di onore, per indagare nelle pieghe della società siriana e, in particolare, per mettere a nudo l’ipocrisia e le collusioni con il potere della classe dominante nelle comunità druse dei villaggi montani, nel sud della Siria.

  L’opera offre infatti un interessantissimo spaccato della società siriana degli anni del regime di Hafiz al-Asad, con la sua rete di connivenze e di corruzione, e delle comunità druse, con il loro retaggio di costumi e tradizioni particolari e antichissimi, sicuramente ben poco noti al lettore occidentale medio.

  L’analisi sociale e di costume è portata avanti con fine spirito critico, partendo dalla situazione della protagonista, per estendersi poi al villaggio druso e all’intera società.

  Altrettanto degno di attenzione è l’aspetto psicologico: i caratteri della protagonista e degli altri personaggi sono delineati con estrema sensibilità e delicatezza, come pure risulta chiaramente ricostruita la difficile scelta della giovane protagonista.

  Si tratta anche di un’opera di denuncia sociale, di un atto di accusa contro i notabili delle comunità druse, che gestiscono il potere imponendo la propria volontà con la violenza e opprimendo i deboli, con l’avallo e la benedizione del regime di Damasco. 

  La storia è ambientata negli anni Ottanta, in un villaggio montano del sud della Siria, abitato prevalentemente da Drusi, caratterizzati da usi e costumi diversi da quelli dei Musulmani e dei Cristiani.

  Il romanzo prende l’avvio con la narrazione dell’agonia e della morte di Selma, una giovane donna del villaggio rinchiusa dai propri familiari in un inaccessibile magazzino ricavato all’interno di una roccia. Picchiata dagli zii, la giovane viene lasciata morire di fame e di stenti nell’introvabile nascondiglio.

  Dopo la morte della ragazza, i retroscena del delitto vengono progressivamente svelati al lettore: Selma, orfana di entrambi i genitori, è stata allevata dallo zio paterno, un agiato commerciante di preziosi, uno dei notabili del villaggio druso, con ottimi collegamenti e preziose amicizie nell’ambito del governo di Damasco.

  Lo zio ha costretto la ragazza a contrarre un matrimonio indesiderato: Selma, infatti, è innamorata di ‘Abd al-Karim, ma i sentimenti della giovane non interessano allo zio, che ha combinato il matrimonio della nipote con un partito a lui gradito.

  La vita coniugale si è rivelata un inferno per Selma: il marito, infatti, l’ha tradita, fin dai primi giorni del matrimonio, con la giovane moglie del proprio padre.

  Anche lo zio di Selma è sempre vissuto nella dissolutezza: approfittando del proprio potere e della propria ricchezza, ha intrattenuto relazioni sessuali con quasi tutte le donne del villaggio, facendo leva sulle protezioni offertegli dagli alti papaveri del regime, trascurando invece la propria moglie.

  Disperata, Selma ha deciso di fuggire a Damasco con ‘Abd al-Karim, nella speranza di divorziare e di costruirsi una vita più accettabile.

  Lo zio, con la complicità delle proprie sorelle nubili, ha accusato Selma non di adulterio, per non macchiare l’onore della famiglia, ma di un furto di gioielli.

  Arrestata dalla polizia su denuncia degli zii, Selma è stata consegnata agli zii stessi. Per decisione dello zio, le zie l’hanno rinchiusa in un antro scavato all’interno di uno sperone roccioso, anticamente utilizzato da un antenato per sfuggire all’esercito ottomano, e ora adoperato dalla famiglia come magazzino.

  La ragazza, picchiata duramente dalle zie, è condannata a morire di stenti. Nutrita con cibo scarso e avariato perché possa spegnersi lentamente, vive la sua lenta agonia, la sua “ascesa alla morte”, alternando momenti di lucidità, in cui ricorda il passato, l’incubo del matrimonio e la breve felicità con ‘Abd al-Karim, a momenti di confusione e di obnubilamento. Forse a causa delle percosse, ha perduto anche la vista, non vede che ombre e sprazzi di luce. Le sofferenze si protraggono per un interminabile mese, in un’altalena di speranza di salvezza e di invocazione della morte, alla fine accettata come una liberazione. Mentre il suo innamorato la cerca disperatamente dappertutto, mentre i compaesani e lo stesso marito si interrogano inquieti sulla sua sorte, Selma patisce un supplizio nell’orribile antro.

  Soltanto in pochi conoscono la verità: lo zio, che ha sacrificato la ragazza all’onore della famiglia; le zie, che hanno infierito su di lei per vendicarsi della propria vita squallida e triste di eterne zitelle; i poliziotti che l’hanno arrestata e consegnata ai carnefici e mantengono il silenzio per “ordini dall’alto”.

  Un romanzo di estremo interesse per chi ama la Siria.

  L’Autore

  Mamdouh Azzam è nato a Suweida, nel sud della Siria, nel 1950.

Ha studiato Letteratura araba all’Università di Damasco per poi divenire docente di Lingua araba.

Radiato dall’albo degli insegnanti siriani a causa delle sue idee, giudicate troppo di sinistra, si è dedicato alla scrittura di romanzi e racconti.

  Tutte le opere di Azzam sono ambientate nel sud della Siria, nei villaggi di montagna, di cui sono illustrate le antichissime tradizioni legate alla religione drusa.

  Tra i suoi romanzi più famosi va ricordato Il castello della pioggia (1998), che tratta della vita e delle tradizioni delle comunità dei Drusi di Siria: il romanzo ha causato allo scrittore una fatwa di condanna a morte da parte di alcuni Shaykh drusi, ed è stato censurato dal regime.

Il romanzo presentato nella scheda, Ascesa alla morte, riprende il tema della storia e delle traduzioni druse, ed è considerato dalla critica come uno dei migliori romanzi siriani contemporanei.

Nel 2020 è risultato finalista dello Sheikh Zayed Book Award per il romanzo The Souls of Honeyed Rocks (2018).

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: