Fonte: https://arabicfiction.org/en/node/2021
Traduzione di Antonino d’Esposito
Il pane sulla tavola di zio Milad dell’esordiente romanziere libico Mohamed Alnass vince, il 22 maggio, l’International Prize for Arabic Fiction. Il romanzo, edito da Rashm, è stato decretato vincitore dal presidente della giuria, Shukri Mabkhout, durante la consueta cerimonia, tenutasi ad Abu Dhabi, anche in diretta streaming.
Oltre al premio in denaro di 50.000 $, la vittoria garantisce la pubblicazione in inglese. Mohamed Alnass può sicuramente aspettarsi di vedere un’impennata nelle vendite dei suoi libri e un maggior riconoscimento internazionale.
Shukri Mabkhout, presidente della giuria 2022, afferma:
Il romanzo vincitore è la confessione di un’esperienza personale. La sovrabbondanza di dettagli è abilmente tenuta insieme da una narrativa avvincente. Il testo offre una critica profonda e meticolosa ai concetti dominanti di maschile e femminile e della divisione del lavoro tra uomini e donne, e, quindi, dell’effetto di questa ripartizione sia a livello psicologico che sociale. Il pane sulla tavola di zio Milad è uno di quei romanzi che mettono in discussione le norme culturali sul genere. Tuttavia, è inquadrato nel proprio contesto arabo locale e si tiene alla larga da qualsiasi trattamento ideologico di tali tematiche; tra l’altro, la tecnica narrativa di Alnass, basata sulla presentazione di molteplici punti di vista, sarebbe in contraddizione con scelte simili.
Il prof. Yasin Suleiman, presidente del consiglio di amministrazione, dice:
Il pane sulla tavola di zio Milad è la storia accattivante di un uomo, Milad, che riflette sulla sua vita, che si svolge in un continuum esteriore frantumato, ma intrecciato senza soluzione di continuità rispetto a un sostrato inferiore. La narrazione accompagna il lettore con semplicità nel viaggio di Milad, con i suoi numerosi colpi di scena, rivelando la sua alienazione dalle norme di una società che valorizza un’interpretazione virile della mascolinità. Mai artificiosa, la lingua usata da Alnass è una perfetta testimonianza della malleabilità del registro aulico dell’arabo e della sua capacità di affrontare le questioni intime del corpo e dell’anima con naturalezza e disinvoltura. A volte malinconica, ma sempre lirica, la narrazione riesce a evocare un tessuto culturale conflittuale che fonde il tempo con lo spazio, in un’ambientazione libica che parla a e per gli arabi ovunque.
Il pane sulla tavola di zio Milad è una storia unica che si svolge in Libia. Nella società chiusa del suo villaggio, Milad si sforza per essere all’altezza della definizione sociale di virilità ideale. Tuttavia, nonostante gli sforzi profusi, il protagonista non riesce a essere “un uomo” e, dopo aver incontrato la sua fidanzata e futura moglie, Zeinab, decide di mettere da parte questa definizione ed essere se stesso: vive in casa, dedicandosi ai compiti che la sua società riserva alle donne, mentre Zeinab lavora e sostiene la famiglia. Milad non sa in che modo viene deriso nel villaggio fino a quando suo nipote non glielo rivela. Il romanzo di Mohamed Alnass mette in discussione i preconcetti di genere e sostiene l’individuo di fronte alle idee distruttive adottate dalla maggioranza.
Mohamed Alnaas, autore di racconti e giornalista libico, è nato nel 1991. Ha conseguito una laurea in Ingegneria Elettriconica presso l’Università di Tripoli nel 2014 e la sua raccolta di racconti Sangue blu è stata pubblicata nel 2020. Il pane sulla tavola di zio Milad (2021) è il suo primo romanzo, scritto in soli sei mesi durante il lockdown e mentre Tripoli era sotto i bombardamenti. Scrivere questo libro, confessa, è stato il “rifugio contro la follia” tra le notizie di Covid e la guerra.
A 31 anni, Alnaas è lo scrittore più giovane e il primo libico a vincere l’IPAF. Il pane sulla tavola di zio Milad è stato pubblicato con il supporto della Arete Lybian Foundation, e poi è stato scelto dalla giuria come la migliore opera di narrativa pubblicata in arabo tra il 1 luglio 2020 e il 30 giugno 2021. La rosa di sei romanzi della shortlist comprendeva autori provenienti da Egitto, Kuwait, Libia, Marocco, Oman e, per la prima volta, gli Emirati Arabi Uniti. I finalisti selezionati – Khalid Al-Nassrallah, Tareq Imam, Reem al-Kamali, Bushra Khalfan e Mohsine Loukili – riceveranno ciascuno un premio di 10.000 dollari.
La giuria di cinque giudici era presieduta dal romanziere tunisino, accademico e vincitore dell’IPAF 2015 con L’italiano, Shukri Mabkhout. Con lui, nella giuria c’erano il medico, poeta e traduttore libico Ashur Etwebi, la scrittrice libanese e membro del consiglio di PEN International Iman Humaydan, la poetessa e critica kuwaitiana Saadiah Mufarreh e l’accademica e traduttrice bulgara Baian Rayhanova.
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