Recensione di Antonino d’Esposito
“Vieni!”
Mi ricordo, avrò avuto cinque anni, il giorno in cui sentii il mare chiamarmi per la prima volta. Da bambino sedevo sull’uscio della nostra vecchia abitazione nel quartiere di Sharq; una stradina polverosa separava casa nostra dalla costa. Non mi stancavo di guardare le barche, erano dei bum che arrendevolmente adagiavano il fianco sulla sabbia della spiaggia, e, dietro di esse, il mare. Una strana domanda già mi frullava in testa: che cosa faceva il mare a queste grosse navi tanto che nel suo abbraccio diventavano minuscole?
Intanto il mare continuava a chiamarmi:
“Vieni!”
Inizia così il romanzo al-Najdi, storia di un marinaio, primo testo ad essere tradotto in italiano dello scrittore kuwaitiano Taleb Alrefai, ingegnere petrolifero di formazione, ma uomo di lettere per vocazione. Nafta e letteratura, un binomio poco usuale, a tratti bizzarro, che però dà vita a un testo godibilissimo e sorprendente. Tutto parte da personaggi realmente esistiti e da un episodio veramente accaduto: la scomparsa in mare di Ali al-Najdi, avvenuta nel 1979. In quei decenni, lo sappiamo, il paese e tutto il mondo arabo del Golfo Persico stavano sperimentando le grandi trasformazioni economico-sociali derivate dalla scoperta del petrolio a discapito di un passato millenario che venne dimenticato per lasciare spazio al nuovo che avanzava. Al-Najdi, invece, è proprio il simbolo perfetto della storia marinaresca del Kuwait, l’ultimo grande capitano mercantile, nawkhidha nel dialetto locale, che vede il tramonto di tutto un universo fatto di pesca alle perle, rotte commerciali e barche a vela.
Il romanzo si svolge nell’arco di una sola giornata e i capitoli ne scandiscono lo scorrere delle ore. Al-Najdi è ormai un uomo anziano; marito, padre e nonno amato e rispettato, è il custode di un saper fare, di un modo di andar per mare che non esiste più. Tuttavia, quest’uomo che ha vissuto mille avventure a bordo del suo bum, la tradizionale barca kuwaitiana, chiamata Bayan, non ha smesso di amare il mare. In realtà, non può smettere di amare il mare perché lui ne è una diretta emanazione, più essere marino che essere umano. Inoltre, quel richiamo incessante, Vieni!, che lo attanaglia dall’infanzia e lo spinge sull’acqua salata continua a perseguitarlo e a spingerlo tra le braccia del mare. Potremmo immaginare il nostro al-Najdi come un Ulisse del Golfo Persico costantemente inebriato dal canto di una sirena invisibile che lo lega indissolubilmente al mare. Rispondendo per l’ennesima volta a quell’invocazione, Vieni!, il capitano al-Najdi prende il mare, questa volta su un moderno yacht, con due amici per una battuta di pesca in pieno febbraio: sarà l’ultimo amplesso d’amore tra il marinaio e il mare. Seguendo i fili della memoria e i fili delle lenze dei tre, davanti ai nostri occhi si dipana un mondo perduto, di un’estrema magia, che grazie a Taleb Alrefai rimarrò almeno nelle pagine di questo romanzo imperdibile.
Titolo: al-Najdi, storia di un marinaio
Autore: Taleb Alrefai
Traduttori: Antonino d’Esposito
Casa editrice: MReditori
Genere: Romanzo
Pagine: 120
Anno di pubblicazione: 2022
Prezzo: € 15,00
Tempo medio di lettura: 1/2 giorni
Suggerimento di lettura: “Canna di bambù”, Saud al-Sanousi, Atmosphere, 2019.
L’autore

Taleb al-Refai
Nato in Kuwait nel 1958, si laurea prima in ingegneria civile nel 1982 nel suo paese e poi, nel 2016, in Creative Writing a Londra. Autore di romanzi e raccolte di racconti, inizia a pubblicare nel 1998 con Bruciato dal sole e nel 2002 vince il Kuwaiti State Prize for Literature con Il profumo del mare. Dal 2003 al 2008 lavora al Kuwaiti National Council of Culture, Arts and Literature e dirige la rivista Jaridat al-Fanun. A capo del al-Multaqa Prize for the Arabic short story dal 2015, insegna Scrittura creativa all’American University of Kuwait. Nel 2010 ricopre il ruolo di giudice per il prestigioso premio IPAF (International Prize for Arabic Literature), concorso per il quale al-Najdi, storia di un marinaio finisce nella long list del 2018.
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