Maitha Al Khayat: quando il burqa stimola la creatività

Articolo di Alessandra Amorello

Maitha Al Khayat, classe 1979, è un’autrice e illustratrice di libri per l’infanzia di Ras al-Khaimah (Emirati Arabi Uniti). Ha trascorso la maggior parte della sua infanzia in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. La passione per i libri arriva in Gran Bretagna, quando frequenta la scuola media. Tornata a Ras al-Khaimah, intraprende gli studi di economia e successivamente lavora presso la biblioteca universitaria. La carriera letteraria prende avvio nel 2008 quando, già mamma, inizia a creare libri per bambine e bambini.

Ha scritto più di 17 libri, ispirata dall’amore per la sua famiglia e dal burqa che indossa, accessorio che stimola la sua creatività e le conferisce il super potere di inventare storie prendendo spunto dalla tradizione culturale degli Emirati.  

L’autrice fa parte del Consiglio degli EAU del Libro per i Giovani (UAEBBY) ed è ambasciatrice del festival della letteratura Emirates Airline.

Ha vinto numerosi premi, fra cui il Best Book in the Children’s Forum, Riyadh 2011, per طريقتي الخاصة (A modo mio) e Best Children’s Book al Publisher’s Forum, Sharjah 2016 per أطفىء الأنوار, (Spegni le luci – entrambi I libri non sono stati tradotti in italiano).

L’albo illustrato يدوه موضي على الموضة Nonna Mudi è alla moda (2017) è stato tradotto in italiano da Enrica Battista e pubblicato da Gallucci nel 2020 per la collana Gallucci Kalimat.

Maitha ha accettato con entusiasmo di concederci un’intervista.

Raccontaci un po’ di te, come sei diventata una scrittrice e illustratrice di libri per bambini?

Sono stata una fervida lettrice sin da piccola, ho letto principalmente classici come Alice nel Paese delle Meraviglie e storie fantastiche come I cigni selvaggi. Da adulta ho cominciato a leggere tutti i tipi di narrativa, dai romanzi rosa ai fantasy, dai romanzi storici ai thriller. Ho iniziato a scrivere ufficialmente solo nel 2008 perché i miei figli avevano bisogno di ritrovarsi nei libri per bambini. A quell’epoca non c’erano libri attraverso cui potevano identificarsi. Volevo scrivere libri che avessero umorismo, la maggior parte dei libri arabi in cui mi imbattevo erano didattici o divulgativi.

Ho iniziato a illustrare alcuni dei miei libri perché non c’erano artisti in grado di comprendere le mie idee stravaganti. Da bambina riuscivo a esprimermi solo disegnando fumetti. Inventavo storie o ridisegnavo i libri che leggevo. In occasione delle riunioni familiari, disegnavo storie per tutti i miei cugini, che sono più di cinquanta! Ognuno voleva una storia e un eroe personalizzati.  Sfortunatamente, crescendo, non ho avuto la possibilità di frequentare laboratori d’arte o seguire corsi e, dopo il diploma di scuola superiore, l’unica specializzazione disponibile presso il college in cui stavo studiando e che sembrava interessante era economia aziendale. Sono felice di aver studiato economia perché mi ha avvantaggiata nel comprendere come funzionano le cose in questo mondo. Ciò mi ha incoraggiata a diventare innanzitutto una scrittrice. È stato quando sono diventata madre e ho conosciuto i libri illustrati di Oliver Jeffers e della mia illustratrice araba preferita per bambini Maya Fidawi che ho pensato seriamente di fare anche l’illustratrice.

Anch’io sono una mamma lavoratrice, mi piacerebbe chiederti come riesci a destreggiarti tra la tua vita personale e quella professionale?

Sono diventata moglie e madre prima di diventare autrice e illustratrice. In quel momento della mia vita pensavo solo ad essere una buona donna di casa e una madre perfetta. Quando si è presentata l’opportunità di lavorare da casa come creatrice freelance, mi sono lanciata perché era un’occasione nuova e mi piacevano le sfide. Stavo facendo qualcosa di innovativo rispetto ad amici e colleghi. Ho potuto prendermi cura dei miei figli senza nutrire il senso di colpa di doverli abbandonare per motivi di lavoro. Mentre mi prendevo cura dei miei bambini e insegnavo loro cose nuove, giocavamo o li portavo in giro, riuscivo anche a disegnare e a scrivere. Ma quando è arrivato il successo e la mia carriera è diventata più impegnativa, le cose sono cambiate ed è stato tutto più difficile. Non potevo essere perfetta in tutto! Ho dovuto fare delle rinunce per adempiere ai doveri di moglie, di genitore e di lavoratrice. Ci saranno momenti in cui i miei figli non mi vedranno per giorni, o altri in cui non potrò lavorare per settimane per poter bilanciare gli impegni. Riuscire a destreggiarsi tra tutto è ambizioso, ma impegnativo. Ogni sfera della mia vita personale contiene un valore importante: la famiglia, il lavoro, l’amicizia e il tempo per me stessa. A volte, una di queste sfere precipita, e succede, così torno indietro e la raccolgo, e imparo da ciò che è successo. È molto difficile per me e per la mia famiglia, ma sono davvero fortunata ad avere il loro supporto, specialmente quello di mio marito.

In alcune tue opere si ritrovano degli elementi come la “barba lunga”, il “burqa” o, come nel caso di Tareeqati Al Khassa (Il mio modo speciale, non tradotto in italiano), edito dal gruppo Kalimat, possiamo leggere la storia di Hamda e il suo rituale di indossare il velo, o ancora le vicende di una bambina beduina e di un cammello… apparentemente queste storie sembrano tradizionali, ma sono tutt’altro che moralistiche o didattiche, come sei riuscita a trovare il tuo modo personale di rendere omaggio alla tua eredità culturale senza essere “tradizionale”?

Ho avuto la fortuna di viaggiare con la mia famiglia nel Regno Unito e negli Stati Uniti quando mio padre stava completando i master e i dottorati di ricerca. In Occidente ho imparato ad amare i libri e il tempo delle storie, soprattutto perché mio padre, sin da bambina, mi ha infuso l’amore per la narrazione. All’inizio ho lottato con la lingua occidentale, adattandomi alla scuola e alla cultura. Fare amicizia è stato difficile per me, così come andare a scuola. Il mio insegnante continuava a mandarmi in biblioteca, ed è lì che ho trovato il mio mondo e ho fatto amicizia con Il gatto col cappello di Dr. Seuss e ll GGG diRoald Dahl. Quindi, penso di provenire da questa scuola. Ho imparato ad amare i libri che hanno umorismo e che divertono. Ecco perché il mio approccio ricorda questi stili. Quando sono tornata nel mio Paese e volevo imparare la mia lingua madre, non ho trovato libri con queste caratteristiche. Ho lottato molto per imparare la mia lingua. Ho sempre avuto paura della lingua araba fino a quando non sono diventata madre. Ero terrorizzata dall’idea di poter trasmettere la stessa paura ai miei figli. Quindi, quando ho iniziato a scrivere, ho deciso che l’avrei fatto più per intrattenere che per fare una lezione o impartire una morale. Il mio intento è trasportare i bambini in nuovi mondi senza costringerli a imparare una morale o a correggere un comportamento.

Per quanto riguarda il burqa, esso compare sia in أحب حجاب أمي الجميل (Amo l’incantevole velo di mia madre, non ancora tradotto in italiano) che in Nonna Mudi è alla moda, tradotto in italiano da E. Battista per Gallucci Kalimat. Vorrei chiederti se questo accessorio tradizionale ha mai rappresentato in alcun modo un ostacolo per te.

Ho iniziato a indossare il burqa islamico prima di diventare autrice e illustratrice. Non ho mai portato il burqa tradizionale degli Emirati, dalla forma un po’ appuntita che richiama il becco di un falco e lascia scoperta la zona della bocca, non l’ho trovato conveniente per me perché, essendo molto pesante e avendo io una pelle oleosa, avrei solo peggiorato le cose. Tuttavia, portare il burga islamico ed essere la prima autrice emiratina per bambini a indossarlo è stato stimolante. So che le espressioni facciali sono davvero importanti quando si tratta di leggere storie ai bambini, ma tali restrizioni mi hanno permesso di creare storie e leggerle in modo accattivante. Mi sono concentrata sui suoni, sui movimenti del corpo e sul coinvolgimento dei bambini. Quando ricevo un invito, insegnanti ed educatori rimangono sempre stupiti nel constatare che i bambini non si preoccupano affatto di come sono o di come mi vesto, sono sempre adorabili e accoglienti. Per certi versi, ma forse si tratta solo di un’esperienza personale, vengo maggiormente accettata per ciò che sono e per ciò in cui credo dagli stranieri piuttosto che dai miei connazionali, i quali trovano che il mio codice di abbigliamento sia islamico estremista, anche se non lo è affatto – o almeno non per me. Il mio look colorato e variopinto mi contraddistingue, come il mio avatar, il logo che ho creato e che i miei fan adorano. Quando esco da sola o con la famiglia e gli amici non copro il volto. Lo faccio solo quando sono Maitha, l’autrice e illustratrice che copre il viso, perché mi dà libertà e privacy allo stesso tempo. Mi rende anche speciale rispetto ai miei coetanei, e questa peculiarità mi piace. Indossare la mascherina o il burqa o il niqab non ha mai limitato la mia creatività, al contrario, mi ha reso più coraggiosa e desiderosa di esplorare nuovi strumenti per rendere le mie sessioni di lettura coinvolgenti. Quando leggo ai bambini, loro non vengono per me, vengono per le mie storie.

Nonna Mudi è alla moda è ambientato a Venezia durante il Carnevale, questo collegamento è molto interessante, puoi dirci qualcosa in più?

Come avrai capito, sono un grande fan delle maschere. Durante una Fiera del Libro di Bologna ho visitato Venezia, e lì ho scoperto che gli italiani possono travestirsi indossando maschere fantastiche. Ho trovato un simpatico legame con gli Emirati Arabi Uniti poiché le nostre donne in passato si coprivano il viso con una sciarpa o indossavano il burqa degli Emirati. La bella Venezia mi ha ispirato a scrivere una storia su una nonna spiritosa che indossa un burqa degli Emirati e si perde nel bel mezzo della frenesia del Carnevale. I suoi nipoti fanno fatica a trovarla perché tutti indossano una maschera, non solo la nonna. Quando ho proposto l’idea al mio editore Kalimat, ha subito accettato di pubblicarla, e sono onorata che sia stato tradotto in italiano. Collegare i due Paesi attraverso questo libro è stato un sogno che si è avverato, unisce le culture e lascia spazio al dibattito.

Penso che questo libro, intendo la storia di Nonna Mudi, sia molto importante perché insegna ai bambini e alle bambine ad essere orgogliosi/e della propria identità e cultura e a ignorare i pregiudizi, pensi che questo concetto può essere esteso a qualsiasi tipo di diversità?

Personalmente credo che una persona orgogliosa della propria identità e della propria cultura possa aggiungere creatività e nuovi stimoli alla vita stessa. Il nostro creatore ha creato geografie diverse, creature diverse e anche etnie diverse per unirle nella loro unicità.

Tu sei di Ras al-Khaimah, negli ultimi anni gli Emirati Arabi Uniti hanno svolto un ruolo importante nello sviluppo della letteratura araba per l’infanzia e il mercato è in continua crescita, qual è il futuro della letteratura per l’infanzia nel mondo arabo?

Quando ho iniziato a scrivere per bambini arabi, non conoscevo molti scrittori arabi! Poi ho avuto la fortuna di scoprire i libri favolosi di Fatima Sharafeddine dal Libano e Taghreed Al Najjar dalla Giordania. Erano già presenti nel mercato arabo dell’editoria per l’infanzia prima che iniziassi e si tratta di autrici pluripremiate. La letteratura per bambini nel mondo arabo è esplosa negli ultimi 8 anni, soprattutto dopo la nascita di iniziative letterarie da parte del governo degli Emirati Arabi Uniti per sostenere l’amore per la lettura e la produzione di libri per bambini di alta qualità nel Golfo Persico e nella Penisola Araba. Lo Zayed Book Award e l’Etisalat Children’s Award sono solo alcune delle più grandi istituzioni che si adoperano per individuare i libri e le illustrazioni migliori nell’ambito della letteratura araba per l’infanzia. Inoltre, ci sono altri premi che supportano la lettura come l’Arab Reading Challenge che è stata lanciata quasi tre anni fa da Sua Altezza lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum per sensibilizzare maggiormente sulla lettura e sulla lingua araba.

Sono un membro della UAEBBY (la sede emiratina dell’International Board on Books for Young People (IBBY)), un’organizzazione no-profit che promuove la lettura per bambini e bambine e ragazzi e ragazze e si impegna a garantire e difendere il loro diritto ad accedere ai libri e alla lettura, in particolare nelle aree disagiate.

Quando ho iniziato questa avventura nel 2008, c’erano solo pochissimi autori emiratini, ora ce ne sono più di trenta compresi gli stranieri che vivono negli Emirati Arabi Uniti.

Secondo te quale è la caratteristica principale che un libro per bambini e bambine deve avere?

Se vuoi creare libri, non ti limitare a scrivere storie e a disegnare immagini, crea libri!

Crea libri che possano intrattenere, far ridere, far stare bene, trasportare il fruitore in altri mondi e insegnargli nuove esperienze. Alcune persone scrivono libri per sembrare importanti, altri per vincere un premio o, nella maggior parte dei casi, per fare una lezione o impartire una morale. Un libro è uno strumento meraviglioso che può illuminare un bambino o spegnere quella scintilla che si sarebbe potuta accendere.

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