Traduzione dall’arabo a cura di Barbara Benini

In occasione dell’uscita della traduzione francese del romanzo كلب بلدي مدرب dello scrittore egiziano Muhammad Aladdin, per l’editore francese Actes Sud – Sindbad, con il titolo Un chien de rue bien entraîné e tradotto da Khaled Othman, pubblichiamo un estratto della traduzione italiana di Cani sciolti, pubblicata dall’Editore Il Sirente nel 2014.
“La mia storia è iniziata quando studiavo all’università in un’altra città e tutti i giorni dovevo diventare matto con i mezzi pubblici. Poi è intervenuto il fratello di mia madre, un ufficiale di polizia, che si è offerto di ospitarmi da lui per tutta la durata dei corsi, in cambio, avrei potuto tenere compagnia
a sua moglie, che se ne stava sempre sola. Ho accettato subito, perché ero molto curioso di andare a vivere a casa di mio zio e soprattutto di sua moglie Rim, che aveva un corpo assai procace. Invidiavo lo zio per averla sposata, tanto era bella e dolce: Rim non era molto alta, aveva lunghi capelli neri e occhi color miele, ma, soprattutto, aveva un corpo da urlo, un seno enorme e un sedere grande e rotondo e tutte le volte che mi capitava di vederla, mi veniva voglia di andarci a letto. Eravamo in buoni rapporti io e Rim, quando la vedevo mi salutava, mi abbracciava e mi dava un bacio e io avevo il sospetto che dietro quelle semplici dimostrazioni di affetto si nascondessero desideri nascosti. Quando è arrivato il giorno del mio trasferimento, mi sono presentato da mio zio. Lui era in casa e Rim è venuta ad aprirmi, mi ha dato un caloroso abbraccio e mi ha detto che era felice di sapere che sarei rimasto a stare da loro. Io le ho risposto
‘…A Dio piacendo!’ e sono entrato in casa…”.
Mi blocco di colpo. E adesso, come procedo? Davanti a noi si presentano varie opzioni. La prima: lo zio andrà a dormire e accadrà il fattaccio. La seconda: lo zio uscirà e succederà il fattaccio. La terza: lo zio non andrà a dormire, né uscirà, ma inizierà un gioco di seduzione al culmine del quale succederà il fattaccio. La quarta: lo zio non andrà a dormire, né uscirà, ma scopriremo che soffre di una nota perversione che lo porta a godere nel guardare la moglie che si fa scopare dal giovane nipote. La quinta: lo zio non andrà a dormire, non uscirà e non è neppure un voyeur, così la storia si trasformerà in un incontro ravvicinato del terzo tipo.
Come amo ripetere a me stesso, prendo sempre il mio lavoro con estrema serietà: penso bene a quello che scrivo e non mi piace buttar giù due righe ed entrare subito in argomento, liquidando la storia in un unico paragrafo, il che, alla fine, assomiglia molto a come si comportano gli egiziani quando fanno sesso. A me piace metterci tutto il tempo che ci vuole, nel preambolo, come nella costruzione della vicenda, tanto so che le parti magiche della storia sono le più longeve, gli eroi invecchiano o ringiovaniscono, ma l’importante
è che il sedere delle donne sia sempre grande ed è consigliabile che anche il seno sia della stessa misura.
L’averci ragionato su a fondo, mi ha sempre suggerito di non scrivere testi troppo equilibrati, spingendomi piuttosto a buttar giù racconti senza capitoli, non badando troppo a punteggiatura e ortografia. Quando ero più giovane e passavo molte ore a leggere, venni a sapere che un noto scrittore dedicava parte del proprio tempo a scrivere storie pornografiche su un blog e che probabilmente era lui il vero autore del romanzo Nadia, famoso per lo stile letterario equilibrato e importante, nel campo della letteratura erotica, quanto Cent’anni di solitudine per quella di qualità. Questa sua abilità mi pareva eccezionale e mi ricordava tanto la vicenda di alcune pornostar che si erano trasformate in femministe ed esperte di questioni di genere, come Nina Hartley, o in assidue commentatrici impegnate, come Jenna Jameson, o che avevano conseguito dottorati in psicologia, come un’altra stella di cui non ricordo più il nome.
Tornando alla scrittura, io non ho certo raggiunto il consenso personale di Nadia Tiz, anche se ho scritto numerosi articoli in risposta ai suoi interventi critici, dimostrando che la causa dell’arretratezza della società egiziana deriva da una mancanza di onestà con se stessa e una generale incapacità di ammettere di essere sprofondata nel fango, in altre parole: il complesso della “nobile Khàdra[1]”.
Il capolavoro della Tiz, Le mille e una scopata – che a livello di popolarità nella letteratura erotica si può paragonare, per esempio, a Elogio della matrigna, di Jorge Vargas Llosa – secondo l’opinione di un autore come Ahmed Nàgi, si basa “sulla rottura dei tabù della società”: un poliziotto è raramente cattivo e i telepredicatori sono sempre immersi in questioni edificanti – il mio perenne problema con questo tipo di logica è lo stesso che ho con la letteratura socialista.
Comunque, Nadia Tiz, proseguendo nella sua insopportabile teorizzazione, ha pubblicato anche una sorta di Kamasutra, incentrato sul sesso anale, dal titolo Fantasie e piaceri tra la verga e i sederi, dove ha reinterpretato lo stile e la metrica del famoso poeta del settimo secolo, Anas Ibn Malek.
La Tiz, non va quindi dimenticato, ha praticamente gettato le basi della letteratura erotica sul web, prima che tutto andasse in malora grazie all’arrivo del fanatismo islamico, che nella scrittrice e nei suoi follower individua il simbolo dei cristiani crociati che corrompono la Casa dell’Islam, di cui l’Egitto è il cuore – senza però tenere conto che, da uno studio del 2013, dopo America e India, per numero di visite ai siti porno è proprio l’Egitto a occupare il terzo posto.
Il percorso della letteratura erotica egiziana intanto è avanzato, con la comparsa di opere famose come Lo studentato femminile, La camera 48 e Sàmar e le sue sorelle. Si sono fatte conoscere brillanti stelle come Adel Wosfy e Nagwa Azìz, il duo Khàled e Miada Wadd, o come Khaled Mahmoud Rizq, conosciuto con il nome del faraone della XII dinastia, Sesostri III e autore del romanzo La fuga verso l’ignoto, dove si ipotizza la distruzione dell’Egitto da parte della potenza nucleare di Israele. Il protagonista, il Dr. Samy, fugge nel deserto in compagnia di tre donne che scopa a più non posso, nell’intento di ricreare una nuova prole che, a Dio piacendo, liberi l’Egitto dall’ingiustizia e dall’oppressione, grazie all’aiuto delle tribù di beduini, che si rivelano essere veri egiziani. E tale romanzo, lo sanno tutti, è un vero e proprio manifesto patriottico.
Come ha affermato la Tiz, mentre Sesostri era interessato al tema della patria, lei si è occupata del “fango”, scrivendo racconti erotici con finali catartici degni del teatro greco: il protagonista adultero si ammala di AIDS o l’aereo su cui vola, esplode in cielo.
Pensandoci bene, credo che il racconto dello studente che si scopa la zia, potrebbe finire con lei che lo evira. Scrivere dieci storie al giorno è veramente estenuante, certe volte non so proprio come fare, così mi metto a curiosare sui blog, dove ogni tanto trovo citate le mie storie, ma anche spunti da rubare e riformulare. Quando biasimo me stesso per il tempo che perdo a scrivere racconti pornografici, ripenso a Dostoevskij, che scrisse le sue opere più creative per saldare i debiti di gioco. D’altro canto, questo genere di scrittura mi permette di testare velocemente i risultati: posso infatti scrivere di una MILF che assomiglia a Zuzu Shakìb e avere enorme successo, esattamente come quando parli di una vicina di casa che assomiglia a Sàlwa Othmàn, o di un’autoritaria donna d’affari che ricorda Safaa el-Saba, o della domestica di una lussuosa residenza, che pare Amal Ibrahìm, o di rampanti segretarie che assomigliano a Samìra Sidqy o Aida Riyàd, o di una signorina dalla carnagione candida come Buthàyna Rashwàn[2], che potrebbe anche essere una contadina delle campagne del Delta. C’è un’evidente confusione sulla concezione di bellezza delle generazioni successive alla gloriosa Rivoluzione del ’52: stelle della seduzione e del desiderio, che non erano niente più che donne normali, di cui nessuno parla mai facilmente.
– La bolletta della luce arriva domani e ricordati che la paghi tu!
Fuori dalla mia stanza risale la voce della zia a rammentarmi il mio contributo mensile: per lei non sono altro che un giovane fallito, un fannullone che se ne sta seduto davanti a un televisore con dei bottoni sotto; uno che passa tutto il giorno con indosso una maglia della salute di marca Jell, i capelli spettinati e la barba lunga; l’ennesimo rifiuto della società da aggiungere alla lunga lista dei falliti arroganti.
Ogni tanto mi ricorda gli amici che “hanno avuto successo”, diventando mariti, padri e impiegati rispettabili.
– I tempi del posto fisso, zia, sono finiti!
– Ma vai al diavolo, buono a nulla che non sei altro… Potevi almeno farti mettere in regola…
– Quando vuoi, mandami via…
– Smettila, cafone… quel Guava, quello che chiamavate Guava, si è diplomato in ragioneria, lavora e si è fidanzato, che Dio lo protegga.
– Buon per lui.
– Ma a te non piacevano i libri e la lettura? Che ne hai fatto della tua laurea in lettere? Non ti avevamo detto di andare a sentire dal dottor Abdel Hàfez, che ti poteva far assumere all’Ahràm?
– Ma dai, zia, che non assumono più nessuno, è solo una questione di conoscenze.
– Stai pur lì, allora… Vorrei proprio sapere chi ti prende a te…
Certe volte mi mette l’ansia, quando con la sua solita franchezza mi dice che ormai sono diventato abbastanza grande ed è ora che inizi ad assumermi le mie responsabilità. Io so solo che, fintanto che pago regolarmente le bollette, lei se ne sta zitta, anche se sono sicuro che ogni tanto si chieda da dove arrivino questi soldi.
Mia cara zia, io scrivo storie porno, per pagare l’elettricità. Un giorno diventerò un autore di successo e il mio romanzo verrà pubblicato dai più grandi editori di questo paese. Vincerò il premio Nobel e nella mia biografia diranno che ho esordito scrivendo racconti pornografici, a tre dollari al pezzo.
PER APPROFONDIRE:
Cani sciolti, Muhammad Aladdin, Il Sirente, 2014, traduzione di B. Benini:
Un chien de rue bien entraîné, Muhammad Aladdin, Actes Sud, 2022, traduzione di Khaled Othman:
Il sito dell’autore:
https://www.muhammadaladdin.com/
[1] La nobile Khàdra, le cui qualità d’animo ricordano molto quelle della “donna-angelo” del Dolce Stilnovo, è una figura epica appartenente all’epopea della tribù nomade dei Bànu Hilàl (XI sec. d.C.).
[2] Famose attrici egiziane dal caratteristico aspetto di donne comuni.
Rispondi