L’immortalità o la rinascita multipla dell’opera.
Articolo di Nada Skaff
Da Ici Beyrouth
Alcuni individui esprimono il loro carattere imprimendolo nelle loro opere, vivendo una totale adesione tra l’essere e l’apparire. Essi appartengono al mondo affascinante dei creatori di splendore, che scoprono l’armonia nel caos infinito e ne districano misteriosamente e istintivamente il groviglio di fili.
Nicolas Chaanine sa, sin dall’infanzia, suonare più di uno strumento. Sa indubbiamente modulare le inflessioni della sua voce da tenore. Ma nella ricerca di sé che caratterizza la vita di ogni essre, si è affermata precocemente in lui la volontà di diventare compositore.
Da bambino, scopre l’incanto che la musica suscita attraverso un gioco educativo. Ascolta per la prima volta i grandi compositori come Rachmaninov, Beethoven o Tchaikovsky e ne rimane estasiato. Ha solo 8 o 9 anni quando i suoi genitori lo iscrivono al Conservatorio Libanese Nazionale Superiore di Musica per lo studio del violino. Un insegnante di solfeggio rivela alla madre l’estrema importanza di coltivare il talento del bambino, che possiede evidentemente “un orecchio assoluto”, incoraggiando a spingere ulteriormente i suoi studi musicali. Il giovane Nicolas canta, cita gli strumenti utilizzati, il che stimola la sua immaginazione. Ma le lezioni ostacolano il suo percorso scolastico e ben presto è costretto ad abbandonare il Conservatorio.
A quindici anni, entra all’Accademia di Cinematografia. Il ritorno alla musica diventa definitivo quando, durante l’ora di lezione settimanale, gli studenti ascoltano le colonne sonore dei film e scrivono sceneggiature ispirate alle note. Nove volte su dieci è in grado di immaginare una sceneggiatura che si conforma alla storia del film.
Ricorda così l’impatto della musica del film “La lista di Schindler”. Sente profondamente la tragedia. “Vede” il dolore, il grido interiore e assapora la felicità di possedere un tale sfogo attraverso la composizione. Riesce già a sublimare le emozioni attraverso la creazione musicale.
Alla fine del secondo anno, lascia l’Accademia. Suo padre, allora direttore di una rete televisiva in Libia, deve far fronte ad una crescente richiesta di composizioni musicali per le colonne sonore, i programmi televisivi e la pubblicità. Si vorrebbero inoltre evitare i problemi legali legati ai diritti d’autore. Così, Nicolas J. Chaanine inizia, all’età di sedici anni, a comporre le tracce richieste. Paradossalmente, non è ancora in grado a quel momento di leggere la musica e le note. Riconosce solo i suoni sulla tastiera. Il suo sistema consiste nel sostituire un tracciato di linee alle note. Penso però che le sue composizioni non dovrebbero essere il frutto di programmi digitali o elettronici, ma il risultato di un’interpretazione umana autentica.
La sua insegnante all’Accademia di Cinema, appassionata di musica, apprezza enormemente la musica classica. Questo determinerà le scelte future del giovane. Durante questi anni perfeziona la sua cultura musicale, scopre l’universo dei diversi direttori d’orchestra e interpreti. Inizia a percepire i dettagli dell’interpretazione e la tonalità generale data all’espressione di un brano.
Inizia anche ad imparare a suonare la chitarra e a decifrare le diverse chiavi del sistema musicale, anche se l’enorme varietà di strumenti in una composizione richiede studi più approfonditi.
A 21 anni, si iscrive alla facoltà di musica all’USEK (Università dello Spirito Santo di Kaslik) per studiare la composizione musicale e il canto lirico. Prende quindi lezioni di armonia, chitarra, pianoforte e canto.
A 24 anni, Nicolas J. Chaanine si trova costretto a dare lezioni di musica per guadagnarsi da vivere. Sceglie la chitarra classica, anche se sente profondamente che questa scelta diverge dalla sua vera vocazione. Presto si rende conto che l’insegnamento non è la sua strada, poiché lo allontana dalla sua missione principale: quella di inviare un messaggio al mondo. Secondo lui, gli interpreti sono condannati all’oblio. Solo la creazione può garantire all’autore l’immortalità, raggiungendo tutti gli ascoltatori.
Tuttavia, è necessario possedere il dono della composizione musicale. Mentre ascolta diverse composizioni, Nicolas J. Chaanine prova spesso a deviare la scrittura musicale verso altre “soluzioni”, come sene proiettasse l’interpretazione in tempo reale nella sua immaginazione. È qui che l’idea di scrivere cresce, imponendosi come un’evidenza assoluta.
Anche i suoi studi di canto lirico vengono interrotti. È un grande fan di Pavarotti, la cui voce descrive come uno strumento unico, ed è convinto, se ce ne fosse bisogno, di dedicarsi esclusivamente alla composizione musicale, nonostante una breve carriera da solista nel coro degli Antonini di Beirut e diverse partecipazioni a concerti e opere liriche. Al teatro Al Bustan, canta in un’opera durante un festival di musica italiana e fa viaggi in Brasile (teatro Amazonas) e in Italia (Napoli, Venezia). Per lui, qualsiasi evento esterno che cerchi di distoglierlo dalla sua vocazione si rivela inutile.
Ribelle tenace e silenzioso, rifiuta di adattarsi allo stampo dei cantanti lirici di successo dell’epoca e si concentra sulla composizione.
Un incontro con il direttore d’orchestra Jean-Pierre Schmitt, di passaggio a Beirut, è determinante. Quest’ultimo ha organizzato un concerto in seguito all’esplosione del porto di Beirut nell’agosto 2020 per aiutare i musicisti e gli studenti di musica del paese dei cedri. Una conversazione fortuita è sufficiente a scatenare la scintilla. Il Maestro suggerisce a Nicolas J. Chaanine, dopo aver ascoltato alcune delle sue composizioni giovanili, di scrivere un pezzo per il “Classical Saxophone Project” che dirige a New York. Il giovane compositore esita, ma l’insistenza del Maestro si rivela vincente. L’idea geniale consiste nel fondere diverse forme di espressione artistica nello stesso crogiolo. L’umile autrice di queste righe non osa credere che i suoi versi poetici possano essere stati la fonte di ispirazione per tre opere musicali di Chaanine. “Transumanti”, un pezzo per sassofono e orchestra d’archi, “Feniciană”, un pezzo per strumenti ad arco, e “Adamo”, un’aria che mette in musica il poema omonimo, sono stati registrati a New York, eseguiti in anteprima a Praga e New York e portati in giro per il mondo, come nel concerto tenuto al Pio Monte della Misericordia a Napoli nel giugno 2023.
“La musica di Nicolas è senza artifici”, rivela Jean-Pierre Schmitt. “Sa condividere le sue emozioni con molta discrezione, onestà e sensibilità. Ma che non si fraintenda. La sua musica rivela un essere di grande forza caratteriale, con una passione intensa che rifiuta ogni compromesso. I ritmi che utilizza nei suoi movimenti veloci sollevano un velo che ci permette di scoprire un artista che sentiamo ribellarsi contro un mondo di violenza e ingiustizia, ma come Mozart o Beethoven, la dolcezza riemerge molto presto e il messaggio d’amore prevale per l’umanità.”
Ogni creazione, che sia poetica o musicale, evoca un soffio di vita, poiché parte dal caos sonoro o pittorico, dai fonemi o dalle sillabe. Nicolas J. Chaanine rivela che componendo, impara di nuovo a respirare. È questo respiro che sarà scoperto durante il concerto di apertura delle “Musicales de Baabdath” il 10 ottobre. L’Orchestra da Camera di Beirut (Beirut Chamber Orchestra), presieduta da Nicolas J. Chaanine, sarà diretta da Jean-Pierre Schmitt con la straordinaria partecipazione del sassofonista Javier Oviedo. La composizione “Transumanti”, ispirata al poema “Comme des pâtres”, è inoltre il frutto di una collaborazione intensa e fruttuosa tra il compositore e lo strumentista. Un evento da non perdere.


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