Traduzione di Antonino d’Esposito
Fonte: arablit
Khaled Nasrallah, il cui romanzo La linea bianca della notte (Dar Al Saqi) è finito tra i sei titoli finalisti al premio IPAF di quest’anno, è nato in Kuwait nel 1987. All’età di vent’anni, ha scritto e autopubblicato il suo libro d’esordio, una raccolta di saggi, Un kuwaitiano di un altro pianeta. È autore di cinque romanzi, tra cui Piccione (2013), La massima profondità (2016) e Gli ultimi piccoli testamenti (2017). Nasrallah è anche un celebre scrittore di racconti e la sua novella “Il ministro” ha vinto il primo premio al concorso Short Stories on the Air, organizzato dalla rivista Al-Arabi, in collaborazione con BBC Arabic. La sua raccolta Il palco è stata pubblicata dalla casa editrice Al Farasha nel 2011.
Nel 2016, ha esposto chiaramente le sue opinioni sulla censura in Kuwait, dopo che più di 40 libri pubblicati da Nova Plus, una casa editrice co-fondata da Nasrallah, sono stati messi all’indice senza spiegazioni. Oltre al suo lavoro con Nova Plus, Nasrallah ha anche fondato la casa editrice Dar Al-Khan, che pubblica solo traduzioni in arabo.
La massima profondità, selezionato per lo Sheikh Zayed Book Award (categoria giovani autori) nel 2017, è incentrato sul tema della morte e dell’aldilà. Il protagonista, Nasser, è un giornalista che tenta di completare il romanzo di un amico, deceduto in un misterioso incidente. Più tardi, Nasser scopre che gli scritti del suo amico profetizzavano la sua morte.
Piccione, invece, pubblicato nel 2013, racconta la storia di un egiziano orfano di nome Beshoy, cresciuto in Kuwait, in una famiglia su cui aleggia la figura di uno zio. Per tutto il romanzo, Beshoy è alla ricerca di se stesso, del senso di identità e della famiglia. Durante questo percorso, si imbatte nelle memorie di questo zio, che lo portano gradualmente a scoprire la verità sul passato dell’uomo.
L’intervista all’autore è di Ibrahim Fawzy
Congratulazioni, La linea bianca della notte è stato selezionato nella shortlist dell’IPAF 2022! Che cosa significa per te questo riconoscimento? E quali sono i vantaggi di finire nella shortlist?
Grazie! Essere nella rosa dei candidati è un gran bel riconoscimento. Indipendentemente dalla vittoria, i premi fanno sentire di essere sulla strada giusta; fanno sì, cioè, che il romanziere senta di fare il proprio lavoro in modo corretto e di contribuire al canone della letteratura araba. Hanno anche i potere di far sentire l’autore in grado di sviluppare particolari tecniche narrative, o di utilizzare alcune delle moderne sperimentazioni che non sono così presenti nei romanzi arabi. Poi, ci sono le opportunità di far tradurre il proprio lavoro e portarlo ai lettori non arabi. La traduzione significa maggiore esposizione al pubblico globale. A parte il numero di lettori che il romanzo acquisisce, essere nella rosa dei candidati mi dà una speciale sensazione di gioia interiore. Qualsiasi scrittore desidera essere letto quanto più possibile, ma ciò che conta davvero per me è che quando i lettori si accostano al mio lavoro, trovino qualcosa che li ispiri e li appaghi.
Qual è a fonte di ispirazione per La linea bianca della notte? Cosa ti ha spinto a scrivere di censura? Qual era il tuo scopo?
In Kuwait siamo sottoposti alla censura, il che è strano perché il Kuwait è l’unico paese del Golfo ad avere un vero parlamento, invece di un consiglio consultivo nominato, oltre a un margine di libertà di espressione più ampio. Ma negli ultimi anni, questo stesso parlamento ha emanato un terribile pacchetto di leggi che limita le libertà e aggrava la censura su social media, giornali e qualsiasi forma di espressione scritta. Sebbene l’opposizione sia consentita, ogni volta che scrivi qualcosa, potresti essere punito, e questo ovviamente è uno dei misteri che derivano dalla nostra cosiddetta democrazia. Tuttavia, non ho voluto ambientare La linea bianca della notte in Kuwait in modo da poter scrivere liberamente e fare riferimento a chiunque o qualcosa senza finire nei guai. La censura non è un’esclusiva del Kuwait; è una questione globale ed esiste ancora nella realtà e nella pratica anche in paesi che teoricamente l’hanno cancellata.
Ciò che mi ha davvero ispirato a scrivere questo romanzo è un mio amico che lavora presso l’autorità di censura delle pubblicazioni. È un letterato che ha pubblicato due romanzi, ma non è famoso poiché tende a isolarsi dalla società. Inoltre, abbiamo protestato contro questa censura imposta sulle pubblicazioni e abbiamo cercato di modificare la legge e, facendo pressioni sui membri del parlamento, ci siamo riusciti, almeno in parte. Questa sequenza di eventi mi ha spinto inevitabilmente a scrivere questo romanzo.
Ne La massima profondità hai scritto un romanzo il cui personaggio principale era un romanziere a sua volta; in Piccione hai fatto una cosa simile. È una tecnica che usi spesso?
Sì, ho usato questa tecnica sia ne La massima profondità che ne La linea bianca della notte. Nel primo, “l’uomo morto” è un romanziere e il suo amico giornalista sta completando il suo romanzo. Ma in Piccione, ho usato la narrazione in seconda persona per lo zio, che è un intellettuale, e che sta raccontando ciò che ha vissuto nella sua infanzia a Beshoy, il ragazzo. Questa tecnica narrativa interrompe la storia o il flashback e parla al presente. Ne La linea bianca della notte, anche il censore stava cercando di scrivere un romanzo. All’inizio volevo piazzare lo scritto del censore alla fine del libro, ma poi ho pensato che, così facendo, avrei disincentivato i lettori a proseguire e, magari, non avrebbero letto proprio questo passaggio. Quindi, siccome il finale del romanzo e quello del romanzo nel romanzo sono in sintonia tra loro, ho preferito fonderli come se fossimo tra due specchi, uno di fronte all’altro.
Perché assegni ai personaggi degli epiteti, come “lo scrittore cavaliere” o “lo scrittore avventuriero”, invece di veri e propri nomi?
Mi ispiro a José Saramago che usa questa tecnica, credo sia molto più efficace. Anche in Piccione e ne La massima profondità ho dato ai personaggi degli epiteti, come la “ragazza del balcone”” e “l’uomo morto”. Penso che questi soprannomi rimangano nella mente del lettore più dei nomi. Personalmente, quando do il nome a un personaggio di romanzo, dopo un po’ già me lo sono dimenticato, ma ricordo perfettamente il modo di agire che hanno.
Ricordi qual è stato il primo libro che ti ha ispirato e che hai amato leggere da bambino e da ragazzo? Cos’è che più ti piace dello scrivere?
Da bambino, quando ho iniziato a leggere, mi piacevano i racconti per bambini su riviste come Majid, Batut e Topolino, che venivano vendute in volumi che includevano più storie. Non mi stancavo mai di leggerle. Successivamente, ho iniziato a leggere Anis Mansour, il cui stile di scrittura è semplice, diretto, interessante e intrigante.
Per me, l’aspetto più piacevole della scrittura è il momento in cui mi rileggo. Perché mi accorgo che nella stesura credevo di aver dato il meglio di me, e poi mi rendo conto che posso ancora perfezionare.
Hai una routine di scrittura ben precisa?
No, ma cerco di scrivere ogni giorno se sono libero da altre incombenze. La mia routine, se possiamo definirla così, include la preparazione al processo di scrittura. Tendo a leggere quattro o cinque pagine di ciò che ho scritto la volta precedente e a modificarle, se è necessario farlo, oppure guardo semplicemente la pagina sullo schermo del mio computer per mezz’ora senza scrivere nulla.
Cosa fa di un romanzo un buon romanzo, secondo te?
Un romanzo si focalizza su una storia che deve essere accattivante per sedurre e attrarre i lettori. Il linguaggio utilizzato dovrebbe essere in armozia con l’idea principale del libro e con gli eventi narrati. Più il linguaggio è preciso e chiaro, migliore sarà il romanzo. I personaggi dovrebbero essere fedeli alla vita, scelti con cura e ritratti sinceramente, dovrebbero essere presi dalla vita reale, così diventano persone in carne e ossa, non solo personaggi di fantasia. Inoltre, gli scrittori dovrebbero tenere a mente che le opere creative sono scritte principalmente per intrattenere i lettori anche se il testo discute questioni importanti.
Per concludere, su cosa stai lavorando attualmente?
Attualmente mi sto divertendo con una biografia romanzata incentrata sugli eventi accaduti tra gli anni ’40 e la fine dell’ultimo decennio.