Site icon riveArabe

Brûleurs di Neïla Romeyssa

Recensione di Sabrin El Amrani

A soli ventiquattro anni, la giovane autrice algerina Neïla Romeyssa ci regala un romanzo dai toni forti e poetici, intitolato “Brûleurs”, “Incendiari”. Questo termine, traduzione letterale del vocabolo algerino “harraga”, significa “coloro che bruciano (le frontiere/i loro documenti) e si riferisce ai giovani adulti che, spinti dalla mancanza di prospettive, fuggono dal loro paese con tutti i mezzi a loro disposizione. Il fenomeno dell’immigrazione clandestina colpisce soprattutto i giovani provenienti dal Nord Africa, come dimostra il termine “harraga” che non ha corrispettivi nella lingua italiana o francese. Tuttavia, il significato evocativo di “bruciare” richiama l’idea di “bruciare le tappe” o di “gioventù bruciata”, un concetto che accumuna tutti i giovani del mondo.

“Brûleurs’ racconta la storia di Salim, un giovane algerino di ventisei anni che vive ad Algeria e, come tanti suoi coetanei, sogna di raggiungere l’Europa, un sogno che diventa ossessione e unica via di emancipazione dopo la morte improvvisa del padre.

Il romanzo si divide in tre capitoli e ripercorre tutte le fasi della partenza, dal concepimento dell’idea di partire all’arrivo in Spagna.

Nel primo capitolo, ambientato in Algeria, Salim ci trasmette l’immagine di una capitale desolata, in cui non ci sono prospettive se non per i figli delle classi sociali più abbienti. I meno fortunati sono costretti a vivere nella miseria più totale e a vagare nell’ombra. I giovani “harraga” diventano la testimonianza del disfunzionamento del paese, attanagliato da un conservatorismo cieco e da un integralismo violento. Oltre alle difficoltà economiche, i giovani devono fare i conti con la repressione sociale che impedisce loro di esprimere i sentimenti nello spazio pubblico. La musica, in particolare il genere raï, diventa l’unico mezzo sano per incanalare le emozioni.

Salim si rinchiude in sé stesso e trascorre tutto il suo tempo a fumare e a contemplare dalla finestra il mare. Durante questo tempo, matura in lui la volontà di partire per sfuggire alla disperazione che fa strage tra i suoi coetanei. Dopo il rigetto di numerose domande volte a ottenere il visto, Salim decide di mettere la sua vita in mano ai trafficanti. 

«Domani, prenderò la strada per Orano. Mi immagino di già dall’altra parte della costa e una deliziosa paura mi assale»

Nel secondo capitolo del romanzo, incentrato sulla traversata in mare, Neïla Romeyssa ci conduce in un viaggio intenso e travolgente, non solo fisico ma soprattutto emotivo. Il protagonista, Salim, affronta la traversata del Mediterraneo con la ferma determinazione di raggiungere la sua meta: l’Europa, l’unica speranza di una vita migliore. Salim è costretto ad affrontare non solo le difficoltà della navigazione, ma anche il costante timore di essere scoperto dalle autorità, e la consapevolezza che ogni minuto può essere l’ultimo. In questo contesto estremo, la sua integrità morale viene messa a dura prova, e Salim dovrà prendere una scelta difficile, che rimpiangerà per sempre. L’autrice ci guida attraverso le emozioni contrastanti che travolgono il protagonista, fino a farci vivere in prima persona la tensione, l’ansia, e infine il senso di rimorso. In questo capitolo, l’autrice ci dimostra ancora una volta la sua capacità di descrivere in modo intenso e coinvolgente l’evoluzione psicologica dei suoi personaggi.

«Guarda cosa ci obbligano a fare, questi tipi. Abusano della gentilezza dei loro simili, rubano il posto a quelli che se lo sono meritati molto più di loro. Non fanno altro che mentire e deludere. Ingannano gli ingenui, affliggono i più fragili e distruggono il mondo intorno a loro. Guarda! Guarda bene! Anch’io, è quello che faccio».

Il passaggio, ricco di descrizioni, racchiude tutta la poeticità del viaggio. Il mare diventa lo scenario in cui si intrecciano le speranze del viaggio e i sogni dei personaggi, e la natura diventa parte integrante della narrazione. 

«Ed eccoci a bordo. Immergo la mano nell’acqua, mi rinfresco il viso poi faccio un respiro profondo. Un forte odore di benzina mi sale alla testa. Il motore si accende, prendiamo il largo. Habib sembra concentrato mentre noi altri rimaniamo immobili. Nessuno si muove, nessuna agitazione all’orizzonte».

«Il rumore del motore scandisce la traversata, comincio ad abituarmici. Navighiamo nel vuoto, tra la nebbia e l’oscurità, sono terrorizzato. Ho l’impressione che la notte non finirà mai. Questa volta vorrei che il sole sorgesse, al più presto! Di fronte alla strana vertigine che si mescola alla paura del buio, decido di coprirmi la testa con una coperta con la scusa di voler dormire. Cerco di svuotare la mente. Sento qualche voce che emerge a poco a poco, si confonde con il rombo del motore. Mi lascio trasportare da questa combinazione sonora. Sbadiglio e le mie palpebre si appesantiscono fino a quando non cado in un sonno singolare. Mezzo addormentato, cerco di restare vigile».

Il terzo capitolo è quello dell’arrivo in Spagna, dell’immediata reclusione in un centro di detenzione. Rinchiuso in una cella, Salim fa i conti con la persona che è diventato, con l’amarezza e la disillusione della sua condizione presente.

«La harga si riduce a questo allora? Cercare di dimenticare il passato e arrivare al punto di non versare più lacrime? Penso che sia la cosa peggiore al mondo. La mia scappatella mentale non ha alcun sapore. Ho bisogno di intirizzirmi fino a sparire per sempre, voglio partire. E questa volta per davvero».

La voce narrante di Salim nel romanzo Brûleurs si rivolge a un interlocutore misterioso, un «tu» che appare e scompare nelle pagine. Solo alla fine del libro, capiamo che si tratta dell’autrice, Neïla Romeyssa.

Nata e cresciuta in Algeria, Neïla ha lasciato il suo paese d’origine per trasferirsi in Francia all’età di diciotto anni. Ma il ricordo della sua terra e delle sue radici è rimasto vivo in lei, ispirandola a creare il podcast Algéroisement vôtre, in cui racconta in modo poetico e nostalgico sé stessa e la sua città. Neïla Romeyssa è anche l’autrice del sito web Commun Exil dedicato alle testimonianze dell’esilio provenienti da tutto il mondo, un argomento che le sta particolarmente a cuore e che ha influenzato la sua opera letteraria.

Brûleurs, infatti, è il frutto di queste esperienze e di queste confessioni intime, una ricostruzione fittizia ma commuovente della storia di un giovane e del suo viaggio verso la libertà. L’attaccamento alla figura materna, «l’walida», è un tema ricorrente che tinge di malinconia il percorso del protagonista, rappresentando l’anello di congiunzione tra il mondo che ha lasciato e quello che sta cercando di raggiungere.

Brûleurs non è solo un romanzo di formazione. Grazie alla scrittura intensa e coinvolgente di Neïla Romeyssa, ci permette di riflettere sulla complessità dell’esilio e sulla nostra identità, su come queste due realtà si intreccino e si influenzino reciprocamente. In fondo, la storia di Salim è anche la storia di tutti noi, alla ricerca di un luogo in cui sentirsi a casa.  

Exit mobile version