Recensione di Barbara Benini
Al-aswad yalīqu biki[1] (Il nero ti dona) uscito nel novembre 2012, come ogni opera di Mosteghanemi ha riscosso immediatamente grande successo. “Al aswad yaliqou Biki le dernier né d’Ahlem Mosteghanemi, fait fureur. Amoureuses et amoureux du roman arabe se jettent dessus. Un livre phénomène, à l’image de son auteure.” Così ELLE Oriental di gennaio 2013 descrive il primo incontro tra Mosteghanemi e i suoi fan, in occasione della presentazione del romanzo alla Fiera del Libro di Beirut. Nel numero di febbraio, successivo alla Fiera del Libro di Sharjah, un altro intero articolo è dedicato alla scrittrice algerina e a quello che era ormai diventato un best seller: in soli tre mesi Il nero ti dona aveva già raggiunto la quarta ristampa, senza contare le copie pirata in circolazione sul web[2], vendendo più di 230 mila copie. Sul blog Arabic Literature in English M. Lynx notava che “Twitter is filled with instagrams of the new book in different contexts, queries to bookstores (do you have it????), quotes, hashtags (#احلام_مستغانمي, #الاسود_يليق_بك), and endorsements from dozens of readers.”[3].
I detrattori, tuttavia, non sono mancati e infatti, “The Syria Times”, portavoce ufficiale del regime di Bashar el-Assad, ha subito condannato il libro, definendo Mosteghanemi molto “parziale”, in quanto “once she was against terrorists who targeted artists, journalists, … and again she sympathized with them over being tortured…”[4]. In realtà, leggendo Il nero ti dona, si può facilmente comprendere il risentimento del regime siriano nei confronti dell’autrice: in un interessante episodio, ampiamente descritto da Mosteghanemi nel suo romanzo, tramite i ricordi della madre della protagonista Hala, riviviamo la vicenda del nonno, letteralmente trucidato dall’esercito siriano davanti agli occhi della figlia, poiché portava la tipica barba da credente e risiedeva nella città di Hama, roccaforte del fondamentalismo islamico e per questo rasa al suolo negli anni Ottanta (febbraio 1982).
La scrittrice algerina, però, non si limita a raccontare una bella e tragica storia d’amore, stile Via col vento – dove invece di essere Rhett Butler ad andarsene è Rossella/Hala, dove i nobili sentimenti della dignità, onore e indipendenza femminile si contrappongono alla brutalità del dio denaro, all’arroganza, alla superbia e al potere – ne Il nero ti dona Mosteghanemi, attraverso le vicende e i ricordi dei suoi personaggi, ci presenta le tragedie dell’Algeria del “decennio di sangue”: la condizione degli artisti che non potevano esibirsi in pubblico senza rischiare di essere assassinati, dei giovani laureati in medicina reclutati con la forza dai fondamentalisti del FIS e rapiti per sempre alle loro famiglie per essere rinchiusi nei villaggi di montagna, a curare “i fratelli feriti” dai “miscredenti”. Mosteghanemi, nel suo romanzo, non presenta al lettore però i soli tragici anni del terrorismo, per dare un’immagine più completa della realtà algerina, l’autrice descrive anche il periodo successivo, gli anni della “Riconciliazione nazionale”, durante la quale i giovani con la barba, “gli sceicchi e principi delle montagne” “con le loro mani ancora sporche del sangue degli innocenti” sono discesi dai loro rifugi per prendere parte alla vita economica del paese, “come se niente fosse”, influenzando a tal punto la politica governativa nei confronti delle libertà personali degli algerini, da impedire ai giovani di passeggiare mano nella mano, pena l’arresto.
Mosteghanemi ne Il nero ti dona non dimentica nemmeno le tragedie degli altri Paesi Arabi e infatti troviamo anche riferimenti al Libano della Guerra Civile, nei ricordi del coprotagonista della vicenda, l’affascinante Talal, e all’Iraq dell’occupazione americana, con le sofferenze dei suoi rifugiati e profughi disseminati nei paesi limitrofi, tramite le vicende del funzionario dell’UNHCR che organizzerà il concerto di beneficienza durante il quale spiccherà il volo la carriera della protagonista. Con le parole dell’autrice stessa “Depuis que j’écris, deux thèmes hantent mes romans: mon amour pour l’Algérie et … l’Amour. L’histoire de ce pays auquel s’identifie l’histoire du monde arabe, ses douleurs, ses crises, ses drames, son héroïsme et ses dérives… Ces moments-clés, humains et universels par essence, jouxtent de belles histoires…”, a conferma del carattere universale delle sue opere.
Sul blog “vivalalgerie” Chatnoir propone due piani di lettura per Il nero ti dona: “In my opinion, it can be read at different levels. First it can be seen as a love story. I am sure most of the hundreds of thousands of readers who read it and especially the females liked it as they may like a romantic modern fairy tale between Beyrouth, Paris, Cairo and Vienna within luxurious hotels and restaurants… Second, on a symbolic level the novel can be seen as being about an ambiguous seduction/domination relationship. An attempt of seduction from a charismatic dictator mixing beautiful feelings with money and power to dominate and deprive of its freedom a naïve but courageous Algeria still wearing a black dress and mourning its tragic decade. When things became clear, she rebelled. This interpretation is very clear in the last pages of the book. But her feelings remained complex like the ambivalent feelings of the Arab people towards their dictators (which is far from being a cliché and still need to be debated within Arab societies)”[5].
Personalmente, oltre alla storia d’amore e ai riferimenti storici, politici e sociologici, presenti nella vicenda, credo sia da rilevare anche un altro aspetto molto interessante de Il nero ti dona, cioè il ruolo dell’arte, e nello specifico della musica, quale parte integrante della vita quotidiana e della lotta per l’indipendenza algerina, ampiamente sottolineato dall’autrice anche nella scelta di suddividere il testo in “quattro movimenti”, anziché quattro parti, quasi fosse esso stesso una sinfonia. Anche “Al Quds al Arabi” rileva il ruolo centrale delle canzoni dell’Aurès nell’opera di Mosteghanemi[6]: molto toccanti sono i ricordi della protagonista relativi ai racconti del nonno e al ruolo di “sirena d’allarme” costituito dai flauti dei suonatori delle montagne, durante la lotta per l’indipendenza algerina dalla Francia; o il tragico destino dei musicisti iracheni, quasi decimati dai fondamentalisti e per questo costretti a tenere i propri concerti in segreto, il che porta Hala, la protagonista, a desiderare di poter semplicemente cantare nel Metro di Parigi, dove al massimo l’artista riceve un “euro”, ma di certo non una “coltellata”.
Ahlam Mosteghanemi è un’abile narratrice, ne Il nero ti dona ha saputo intrecciare una coinvolgente storia d’amore, con le brutalità della guerra civile, le ingiustizie subite dal popolo e i crimini del terrorismo, una lettura che sicuramente avrebbe arricchito anche il pubblico italiano.
Ahlam Mosteghanemi (Tunisi, 1953) è, senza dubbio, la più famosa scrittrice araba contemporanea. I suoi romanzi hanno venduto milioni di copie dominando le classifiche dei libri più venduti in Libano, Giordania, Siria, Tunisia ed Emirati.
A causa dell’attivismo politico antifrancese del padre, i Mosteghanemi dovettero abbandonare l’Algeria per trasferirsi in Tunisia a metà degli anni Quaranta. Nel 1962, dopo l’indipendenza, la giovane Ahlam e la sua famiglia ritornarono in patria per stabilirsi ad Algeri, dove la ragazza ebbe la possibilità di essere tra gli studenti della prima scuola in lingua araba ed è grazie a questo che Mosteghanemi è tra i pochi autori di origine algerina a non scrivere i propri romanzi in francese. Nel 1998 durante la cerimonia di premiazione del “Naguib Mahfuz Prize” conferitole per La memoria del corpo, la commissione di giudici che le ha assegnato il premio, ha descritto Mosteghanemi come “a light that shines bright in this dense darkness. She was able to break out of the linguistic exile that French colonialism banished Algerian intellectuals to.”
La carriera di Mosteghanemi inizia negli anni Settanta, quando in seguito al grande successo del suo programma radiofonico “Whispers”, l’autrice pubblica due raccolte di poesie, On the harbours of time e Writing in a moment of nudity. Nel 1980, dopo essersi trasferita a Parigi, consegue il PhD alla Sorbona e nel 1993 pubblica il suo primo grande successo, La memoria del corpo, che, ristampato per ben 34 volte, ha venduto più di un milione di copie oltre ad essere stato tradotto in francese, in inglese e anche in italiano[7].
Nel 1997 Mosteghanemi pubblica il suo secondo best seller, Chaos of the senses di cui escono ben 30 ristampe; nel 2003 esce Passer by a bed, 22 edizioni; nel 2009 L’arte di dimenticare: Amalo come sai fare tu, dimenticalo come farebbe lui[8] “una sorta di manuale di sopravvivenza per i cuori in ambasce delle tantissime donne arabe che negli anni si sono rivolte, in cerca di aiuto, consigli e suggerimenti, ad Ahlam Mosteghanemi.”[9]. In un’intervista, Francesca Prevedello di Sonzogno Editore, ha affermato quanto segue: “…we were impressed by Mosteghanemi’s public figure in the Arab world as an opinion maker and by her success in social medias. …we had the feeling that through her “light,” ironic and exhilarating style, Mosteghanemi handles topics shared by women all around the world.”[10]; mentre sul blog “Badingiana” sempre a proposito de L’arte di dimenticare… si osserva come esso sia “Una sorta di appendice a Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere di John Gray, ma in versione araba. Il testo è scritto con arguzia e ironia. Bellissime le citazioni poetiche, letterarie, filosofiche inserite con sapienza nel testo…”[11] e a conferma, anche Francesca Paci sul quotidiano “la Stampa” ha notato “Se l’intento suona un po’ tipo ‘abbandonate di tutto il mondo (arabo) unitevi’, il risultato è divertente…”[12].
Numerosi sono i premi e le onorificenze ricevuti da Mosteghanemi nel corso della sua carriera di scrittrice, dalla Medaglia d’onore conferitale dal Presidente algerino Bouteflika nel 2006, a “The Shield of Beirut” del 2009. Nel 2007 la rivista Forbes l’ha collocata tra le dieci più influenti personalità femminili del mondo arabo, avendo superato i 2.300.000 copie di libri venduti.
La sua carriera non si è limitata solo alla scrittura, dal 1995 al 2005 Mosteghanemi è stata visiting professor presso l’Università Americana di Beirut, l’Università del Maryland, la Sorbona, l’Università di Montpellier, di Lione, Yale, l’MIT di Boston e l’Università del Michigan.
Nel 2003 il Ministero della Pubblica Istruzione francese ha utilizzato estratti de La memoria del corpo per i test di laurea di quindici paesi i cui studenti avevano scelto l’arabo come seconda lingua, un ulteriore riconoscimento dell’importante ruolo svolto dalle opere di Mosteghanemi non solo all’interno del mondo arabofono[13].
[1] Nawfal/Édition Hachette-Antoine, Beirut, 2012.
[2] http://www.ahlammosteghanemi.com/#!presse-franais/c1du6
[3] http://arablit.wordpress.com/2013/02/20/ahlam-mosteghanemis-black-suits-you-selling-and-selling-and-selling/
[4] http://syriatimes.sy/index.php/culturt/2488-mosteghanemi-s-black-suits-you-a-true-love-betrayed-by-contradictions
[5] http://vivalalgerie.wordpress.com/2013/05/25/book-review-black-suits-you/
[6] http://www.alquds.co.uk/?p=34545
[7] Jouvence, 2000, trad. di F. Leggio.
[8] Sonzogno, 2013, trad. C. Albanese.
[9] http://editoriaraba.wordpress.com/2013/05/31/la-ricetta-per-loblio-secondo-ahlam-mosteghanemi/
[10] http://arablit.wordpress.com/2013/06/16/the-growing-interest-in-arabic-literature-in-italian/
[11] http://badingiana.wordpress.com/2013/06/03/larte-di-dimenticare-di-ahlem-mosteghanemi/
[12] http://www.lastampa.it/2013/05/15/esteri/amalo-come-sai-fare-tu-dimenticalo-come-farebbe-lui-4i6zc6GZmv00EjJbvHmFGN/pagina.html