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Due racconti di Muhammad Ibrahim Lu’i Nawaya

Traduzione dei racconti a cura di Jolanda Guardi

Muhammad Ibrahim Lu’i Nawaya è un narratore siriano che risiede attualmente a Khartum. È specializzato nella redazione di racconti molto brevi, genere nel quale ha pubblicato diverse raccolte, fra le quali:

An temshi ‘ala yadayk, Dar Wahat al-kitab li-n-nashr wa-t-tawzi’ 2017

‘Ala hiyn watan, Dar Ar-rim li-n-nashr wa-t-tawzi’ 2018

Dakirat ma’din, Dar al-musawwarat li-n-nashr wa-t-tawzi’ 2019

Qisas ash-shatranj thawra al-ahjar, Dar Ar-rim li-n-nashr wa-t-tawzi’ 2021

La sua raccolta An tuqad min al-khalf è stata tradotta in inglese e alcuni dei racconti sono stati pubblicati nell’antologia The Best Small Fictions 2020, ripresi dalla rivista americana The Common che li ha pubblicati in open access sul numero 17.

Malinteso

Non sei più attaccato alla terra; c’è qualcosa che ti spinge verso l’alto, tu non hai spiccato un salto, allora cos’è che ti trascina? Guardi attorno a te dall’altezza di alcuni metri, vedi la tua calcolatrice, la penna, la tazza di caffè; si alzano con te a una velocità proporzionata al loro peso, la tua testa urta contro il soffitto artificiale costruito recentemente, ti aggrappi un po’ a esso, ma la forza ti spinge violentemente fuori dall’edificio attraverso la finestra del lucernario. Ora sei in aria e di colpo ti accorgi di non essere solo, tutti gli abitanti del quartiere stanno salendo allo stesso modo: Uno scenario terrificante per il giorno del giudizio. Com’è che non sei ancora morto? Cominci a nuotare nel vuoto ad altezza ridotta in direzione di chi ti è più vicino, gli chiedi: Perché voliamo? Cosa sta succedendo? Risponde terrorizzato: Voglio tornare indietro; gli urli con rabbia: Ma come? Ti dici: spero di avere con me i documenti nel caso qualcuno me li chieda, a poco a poco continui ad allontanarti provando sgomento, la faccenda sembra seria e reale, ricordi un avvertimento del notiziario: un terremoto avrebbe colpito la regione con una forza del quinto grado della scala Richter, ma sei certo di non aver sentito nessuna scossa. Dici a voce bassa: Sono gli extraterrestri, sono arrivati con un’astronave enorme per prendere dei campioni di esseri umani e studiarli, hanno trovato un modo per impadronirsi di questo pianeta, come hai visto nei film di fantascienza. Rivolgi lo sguardo verso il sole, è ancora al centro del cielo e per un attimo dubiti: è l’imperialismo mondiale, ha sganciato una bomba per eliminare gli abitanti originari della tua regione, ma l’idea si allontana subito. Cerchi un qualsiasi essere umano volante come te, ma tutti coloro che erano intorno a te ti appaiono ora lontani; la tua preoccupazione aumenta di molto; mentre ti avvicini alla zona al di fuori dell’atmosfera, guardi per l’ultima volta e vedi le montagne, gli alberi e le piante che non stanno salendo come te. Pensi che se avessi avuto delle radici sarebbero state un’àncora in più sulla terra.

* * *

Due giri

I sedili sono molto comodi, anche se il viaggio, alla velocità della luce, non durerà più di un secondo, si disse, poi guardò verso il passeggero che sedeva di fronte a lui e gli chiese con un sorriso:

– Saturno è lontano come dicono?

– È la prima volta che ci vai?

– Ho visitato alcuni pianeti vicini, ma questa è la prima volta su Saturno.

– Di che pianeta sei?

– Della Terra, ne hai sentito parlare?

– Non preoccuparti, l’importante è che, non appena arrivi, cominci subito uno studio approfondito della lingua a impulsi se hai in programma di rimanere, anche perché con la tua lingua fatta di queste parole non potrai lavorare, dato che non viene più usata; in ogni caso preparati, stiamo decollando.

La cintura di sicurezza si chiuse automaticamente, l’astronave si mosse e in un attimo oltrepassò i portali del tempo, tutti i passeggeri scesero e si disposero in una fila ordinata. Si mise a osservare abbagliato ciò che lo circondava, mentre la sua immaginazione scandagliava i dettagli della stazione. Vide davanti a sé i grattacieli e le alte torri sontuose dalla linea superba, il tempo mite e il verde, la cui mancanza, negli ultimi tempi, gli aveva procurato un’acuta nostalgia, ripensò al primo aeroporto internazionale attraverso il quale aveva voluto passare direttamente chiedendo aiuto a uno stato vicino. Le procedure erano state complicate perché il suo terzo nome coincideva con quello di un ricercato: lo avevano trattenuto per un supplemento di indagine per più di una settimana per accertarsi della sua identità. Seguì il film completo dei suoi ricordi analogici fino a quando non fu interrotto da un robot responsabile che gli chiese i documenti di identità, subito gli fornì il passaporto e la carta di identità, li controllò e immediatamente il colore dei suoi occhi cambiò; emise un fischio acuto e altri robot si avvicinarono, controllarono i suoi documenti e gli chiesero di seguirli in una stanza adiacente, li seguì cominciando a essere preoccupato. Dopo avergli posto sulla testa un piccolo apparecchio simile a un casco militare che traduceva qualunque lingua in impulsi elettromagnetici, gli chiesero:

– Tu vieni dalla Terra, perché sei venuto qui e come sei arrivato?

Confuso, cominciò a spiegar loro la sua lunga fuga da quando aveva lasciato la sua residenza in seguito ai sanguinosi avvenimenti e il suo viaggio a Giove, dove era rimasto per un po’ di tempo; fu interrotto dalla loro domanda:

– Sappiamo cosa è avvenuto sul vostro pianeta, tu sei fra i responsabili? E quali sono le ragioni che hanno portato a ciò?

– No, non ho nessun legame, la causa è la guerra che si è svolta fra la maggior parte dei paesi.

– Vivevate in più di uno stato!? Ciò significa che avevate più di una legge?

– Sì, eravamo circa 1500 stati, ciascuno diverso per politica e modo di amministrarla.

– Ma vivevate su un unico pianeta, perché e come è cominciata la guerra?

– Avevamo un’assemblea internazionale in comune e il suo regolamento si applicava a tutti; solo che gli stati più grandi erano quelli che vi comandavano e dominavano sugli altri più piccoli. La maggioranza dei paesi deboli si è unita per impedire questo ed essere indipendente nelle sue decisioni, ma i paesi dominanti e prepotenti sono aumentati e hanno lanciato una bomba avanzata di enorme energia sui paesi poveri allo scopo di scoraggiare gli altri. I produttori di armi non ne avevano valutato bene la potenza; la bomba, dopo aver causato ingenti danni a ogni cosa, bucò la terra da un lato, creando delle voragini di fuoco, finché non uscì dall’altra parte; questo causò una serie di rapide esplosioni successive seguite da un’enorme esplosione che separò la terrà e la suddivise in pezzi lanciati nello spazio.

– Cos’ è successo a te e agli altri della tua specie?

– Un’enorme tragedia. Gli abitanti delle regioni colpite sono stati sparati verso il cielo e sono rimasti a lungo a vagabondare in esso, alcuni si sono imbattuti in astronavi e hanno chiesto di potervisi rifugiare, altri sono rimasti da soli su pianeti vicini, i restanti sono dispersi.

– Tu cosa facevi su Giove? E perché te ne sei andato?

– La mia vita era buona e stabile all’inizio e il lavoro ottimo, ma le nuove leggi hanno reso difficile la vita dei rifugiati, il costo della vita è aumentato ed ero soggetto a ristrettezze.

– Hai legami con qualcuno dei rifugiati?

– Sì, ma solo nel primo periodo, ero in contatto con alcuni di loro.

– E sono loro che ti hanno aiutato a salire sull’astronave diretta qui?

– Sì, ho pagato a uno di loro un’ingente somma di denaro che avevo risparmiato.

– Come si chiama? È un cittadino di Saturno?

– Non so esattamente, perché usa diversi nomi, credo sia residente su Giove.

– I tuoi documenti comunque sono a posto, anche se non ti permettono l’ingresso.

– E cosa succede adesso?

– Resta qui finché non informiamo il responsabile della sicurezza.

Abbassò il capo e si coprì il volto con le mani, cominciando a temere che sarebbero tornati e gli avrebbero ordinato di prendere i bagagli in fretta e salire sulla prima astronave diretta su Giove; chiese nuovamente mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime:

– Come torno se hanno decretato che il visto precedente non l’ho più?

– Purtroppo applichiamo la legge della galassia; considera i rifugiati della Terra come fonte di pericolo e una probabile minaccia all’esistenza, non c’è alcun modo per cui possiamo farti entrare.

Urlò con forza:

– Non posso, dove vado?

Gli restituirono i documenti e gli consegnarono i bagagli senza interesse, poi lo avvertirono:

– Qualunque cosa tenterai non entrerai, anche se restassi qui, e non potrai restarci a lungo.

– Non importa, fate quel che volete, non me ne andrò.

Dopo essere rimasto fuori dal tempo tra i portali, cominciò a colpire le pareti con forza urlando: Presto, trasferitemi a una velocità maggiore di quella della luce, voglio tornare indietro nel tempo.

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