Ad-damir al-mutakallim* (estratto) di Faycel Lahmeur

Traduzione di Jolanda Guardi

Faycel Lahmeur (Faysal Al-Ahmar)

Ad-damir al-mutakallim, Dar Mim, Algeri 2021

*(Il titolo del romanzo gioca sul doppio significato del vocabolo damìr: in grammatica il damìr al-mutakallim è il pronome di prima persona singolare, ma damìr significa anche “coscienza” e quindi potrebbe anche significare “la coscienza parlante”)

La fine della storia

– Vedi shaykh, la situazione della sicurezza nel paese è molto preoccupante. Diciamo che è come ai tempi dei Romani. L’importante è che capiamo che siamo in una situazione tale che, come ha detto uno di loro, se usciamo dallo stato di emergenza siamo perduti.

– Questo l’ha detto un algerino, Jacques Attali.

– Per questo ci trovi sempre a indagare su ogni cosa in modo ufficioso. Credo che il cervello sia come la casa, contiene molte informazioni che potrebbero interessare i servizi di sicurezza. E alcune di queste informazioni sono legate originariamente al filo della sicurezza.

– Sei uno scrittore noto e i personaggi ti rivelano tutto. Questo è un esercizio molto pericoloso.

– Si tratta di un dossier della sicurezza o di un lavoro di critica?

-La vita non è una questione di giochi di parole. Mia nonna giocava con la lingua meglio di quanto fa la generazione degli scrittori, con tutto il rispetto che ho per i molti libri che sono controversi. Detto tra noi: Ho sentito che c’è la possibilità che tu abbia preso il materiale di alcuni tuoi lavori dalle vite di chi ti circonda. Quando ho letto questo ho capito due cose: La prima, che dai fastidio allo stato; perché lo stato produce dossier solamente sui cittadini che teme… e la seconda che sei un bravo scrittore; perché il dossier era pieno di bugie e tutti capiscono il cuore del dossier dal preambolo.

– Quindi è un dossier della sicurezza?

– No, un dossier letterario. Immagina io sia un critico, il critico è un poliziotto che cerca la verità inseguendo i significati. Non ridere e non sorridere caro mio. È la verità nuda e cruda. Il mio ruolo, alla fine, è tirar fuori ciò che si nasconde dietro alle parole dette in pubblico. Ciò che faccio è soggiogare i sentimenti per immagini che si trovano nei dossier secretati da aprire secondo necessità. Cerco ciò che è nascosto, ambiguo, sfumato. Per questo ti dico che è un dossier letterario.

– Quindi è un dossier letterario?

– Quello che accade è il dubbio nei personaggi. Quello che scrivi e chi ti visita nella fantasia rappresenta un pericolo per l’immaginario nazionale. E questa è una questione di sicurezza come ben sa il signor Sapiente Saputo Che sa.

– Quindi si tratta di un dossier letterario… bene… cosa vuoi sapere?

– Nei tuoi libri precedenti hai menzionato l’hashish, lo stupro e i rapporti sessuali illegali, non vogliamo che un libro algerino si trasformi in un covo di prostituzione.

– Gli uomini della sicurezza nella nostra storia sono sempre all’erta per il nostro quieto vivere. Non è questo quello che fanno?

– Certo. È un problema?

– Cos’è la nostra sicurezza?

– Che la gente non muoia.

– Ma la gente muore, questo è certo.

– È necessario che nulla destabilizzi il paese.

– Ma il paese non è destabilizzato… nessun paese al mondo è destabilizzato. L’unica situazione di emergenza proviene dall’assenza di una situazione di emergenza. Siamo in una situazione di emergenza da secoli… ci siamo abituati… e siamo diventati incapaci di uscirne.

– Belle parole.

– Sono parole di Walter Benjamin.

– Sono vere. Non conosco questo poeta.

– È un filosofo svizzero, non un poeta.

– Perché, esiste un poeta che non si occupi di politica e filosofia?

– Walter Benjamin non era un poeta… era un filosofo… pensava che la storia fosse una serie di situazioni di emergenza e condizioni precarie che si ripetono e per questo la situazione di emergenza, diversamente da quanto si dice, è la regola e non l’eccezione. E direi che perlopiù aveva ragione.

– Ciò che ha detto è vero, ma la sua lingua e la tua non mi piacciono, scrittore.

– La verità ti colpisce col suo tono?

– La verità è una questione di tono.

– Sono diventato un critico letterario competente, signore. Attenzione alla perdita del tuo aggettivo “sicurezza”.

– Anche la retorica e la critica sono una parte importante della situazione di eccezione e noi ci occupiamo della storia nazionale affinché i personaggi che vengono a farti visita in questi testi sospetti non la corrompano.

– Siamo stati invitati dai sospetti per pensare alla storia: non è un carnevale continuo di festeggiamenti dei vittoriosi sulle piattaforme pubbliche? L’euforia della vittoria e della conquista sugli sconfitti è inevitabile per completare questa farsa. Non è forse vero?? E poi, il risultato naturale non è forse che gli ultimi torneranno nelle loro file per risalire su questo podio in un altra fase della storia? La pace è un’illusione, nient’altro che un’illusione. Tanto più che il tuo è solo un falso interesse mio caro investigatore. Compila le tue carte con tutto quel che vuoi e torna a casa a mangiare patate croccanti con la tua moglie sconfitta e siate contenti delle bugie della sicurezza e della pace in televisione… la storia è una rappresentazione di angosce. La calma che viene “offerta” non dura.

– Questo tuo amico si sbaglia… le sue parole non sono un Corano.

– Infatti egli è un ispettore della sicurezza… perché lo neghi?

– La tua medico dice che soffri di cuore, la malattia degli artisti e degli intellettuali. E poi la leucemia è arrivata a rompere i piani.

– Il cuore? Le tue parole ne hanno fatto una malattia sana.

– Come? Una malattia sana? Non è una contraddizione?

– Non sei una continua contraddizione del resto? Dopo tutto quello che hai visto in vita tua?

– È solo riluttanza.

– Non sei cambiato. Mi piace tu sia svogliato. Gli uomini della sicurezza sono svogliati in modo palese: la loro violenza e i loro insulti diminuiscono e sulle loro lingue aumentano le parole razionali, con l’apparire di qualcosa di nuovo, l’uso della prima persona singolare. La verità ha spezzato le nostre ali col passar del tempo e ci ha resi sensibili all’umiliazione… la verità, alla fine, è slegata dal tempo.

– È solo un punto di vista. Il pronome è una profonda questione grammaticale.

– Cosa succederà quando tutto sarà registrato?

– Registreremo tutto ciò che si trova in casa e tutto quello che c’è nel cervello.

– E se le registrazioni scappassero?

– Le inseguiremo nelle menti dei tuoi lettori.

– Nei cervelli di alcuni di loro ci sono dei veri labirinti.

– Abbamo il denaro, il tempo e i mezzi e controlliamo le leggi che regolano tutto lo spazio pubblico. Cosa ti rimane? L’immaginazione? Non è qualcosa di cui preoccuparsi. Nel caso fugga, la cattureremo.

– Mi arresterete?

– Sei malato. Quello che lascerà il cuore se lo prenderà il cancro al sange.

– Le tue visite precedenti erano frutto della mia immaginazione? E le carte che mi avevi dato?

– Te le ridarò in seguito… alla fine delle indagini.

– Quindi, amico mio, posso ritenere prossima la chiusura delle indagini?

– Sì, direi di sì… non dimenticare, poi, che siamo vecchi amici. Tra noi non rimane nulla in sospeso.

– Sei diventato morbido, gentile e umano. Attento alla coscienza, la coscienza parlante intendo.

– Sta certo che amo solo l’umanità. La gente è abituata a non prestarle molta attenzione.

– Da nessun punto di vista.

– Tornerò domani.

– Questo dialogo e quest’incursione segreta per poi andarsene rapidamente e battere il ferro finché è caldo sono normali?

– Ci fidiamo di te.

– Mi hai solo messo in guardia?

– …

– È un avvertimento?

– …

– Lo scriverò nel mio romanzo sulla base del fatto che si tratta di un avvertimento.

Faycal Lahmeur (1973-) è uno scrittore e accademico algerino. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni ed è stato definito dalla critica il pioniere del romanzo di fantascienza in Algeria. Tra i suoi romanzi più noti Amin Al-Alwani, Sa’at harb sa’at hubb, An-nawafid ad-dakhiliyya  e Ad-damir al-mutakallim.

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