Site icon riveArabe

Profumo francese di Amir Tag Elsir

Recensione di Federica Pistono

Il romanzo racconta con umorismo le avventure di Ali Jarjar, un abitante del quartiere popolare di Ghaib, situato in una grande città del Sudan.

  Al protagonista è affidato il compito di accogliere nel rione una visitatrice francese, incaricata di condurre uno studio sul Paese. L’attesa della donna, della cui immagine Ali s’innamora, si trasforma in un’ossessione dai risvolti ora grotteschi, ora esilaranti.  La vicenda si svolge in una città senza nome, ai confini tra mondo arabo e universo africano, un ambiente dai contorni indefiniti, composto dei vari luoghi in cui il protagonista si muove: le strade gremite di folla, l’ufficio governativo di un funzionario corrotto, le botteghe traboccanti di merci, le case degli abitanti di Ghaib.

  Il tratto saliente del romanzo è costituito dalla densità umana dei personaggi, presentati attraverso lo sguardo, solo apparentemente ingenuo, del protagonista.  Davanti agli occhi del lettore sfila una variopinta galleria umana, composta di emarginati, mendicanti, truffatori, scrocconi, reietti, dipinti in tutti i loro pregi e difetti, suscitando il sorriso del lettore e, contemporaneamente, focalizzando l’attenzione sulla miseria e durezza della vita della popolazione.  E così, con la sua scrittura fluida e sempre godibile, intrisa di verve stilistica e di vis comica, l’autore ci presenta le grandi piaghe del continente africano: la corruzione, le conseguenze delle continue guerre, la dittatura, l’intolleranza religiosa, l’emigrazione.

Amir Tag Elsir

 Amir Tag Elsir, nato nel 1960 in Sudan, è scrittore e ginecologo; dopo aver esercitato per molti anni in patria, vive e lavora ora in Qatar. Più volte finalista all’Arabic Booker Prize, ha pubblicato 24 libri, tra cui romanzi, biografie e poesie. Il suo romanzo 366 (2013) è stato tra i vincitori del Premio Katara per il romanzo arabo 2015.  suoi romanzi trattano questioni sociali contemporanee, come la povertà, la vita dei rifugiati o malattie, come l’ Ebola .

Exit mobile version