Intervista di Leila Mattar
Taghreed Najjar, autrice palestinese residente in Giordania, è nata ad Amman nel 1951 ed ha trascorso gran parte della sua infanzia in un collegio di Gerusalemme. È stata precorritrice della letteratura per ragazzi in Giordania, infatti da più di quarant’anni scrive in arabo libri destinati a tutte le età: dai libri illustrati a quelli per i primi lettori, fino a romanzi Young Adult per adolescenti che riflettono la realtà dei conflitti politici e culturali dell’area in cui vive. Attualmente la sua produzione è arrivata a contare più di novanta titoli.
Nel 1996 L’autrice ha fondato la casa editrice di libri per ragazzi Al Salwa che ha sede ad Amman. I suoi libri illustrati sono diventati dei classici letti e apprezzati da più di una generazione. Molto amati sia da insegnanti che da genitori, essi vengono utilizzati nelle scuole come letture supplementari, parecchi di essi sono stati tradotti in diverse lingue, tra cui inglese, francese, danese, svedese, turco, greco e italiano, lingua nella quale è stato pubblicato il romanzo Young Adult “Contro corrente” da Giunti nel 2018.
Negli anni 2019, 2020, 2021, 2022 Taghreed Najjar è stata nominata per il prestigioso premio Astrid Lindgren Memorial Award mentre nel 2020 lo è stata per il premio Hans Christian Andersen Award. Molti dei suoi libri sono stati consigliati da The White Ravens, selezione di libri per ragazzi caratterizzati da un alto livello qualitativo e da un approccio innovativo. Inoltre, l’autrice è stata più volte vincitrice e finalista del premio Etisalat Award for Arabic Children’s Literature (Sharja -UAE). Tra questi Il suo premio più recente è stato conseguito nella categoria Young Adult nel 2019, per il titolo Liman haḏihi al-dumya? (Di chi è questa bambola?).
1) Come è nato il suo sogno di diventare una scrittrice di libri per bambini?
Quando ero una bambina, leggere libri mi piaceva molto e mi dava conforto, da loro mi lasciavo trasportare verso terre lontane ed emozionanti.
Essi hanno rappresentato per me una finestra aperta sul mondo al di fuori delle mura del collegio di Gerusalemme, dove ho vissuto gran parte della mia infanzia.
2) Come mai ha deciso di fondare la casa editrice Al Salwa?
Alla fine degli anni Settanta, quando ho iniziato a scrivere libri per bambini, in Giordania e in molte altre parti del mondo arabo non c’erano infrastrutture per gli editori di libri per ragazzi in arabo. La stampa a colori era una costosa novità. In Giordania c’erano pochi illustratori specializzati, nessun designer o editore, per non parlare di quello che oggi potrebbe essere una piattaforma di marketing. La mia passione per l’argomento mi ha fatto perseverare nonostante le grandi difficoltà, ho però impiegato molto tempo per convincere un editore a pubblicare i miei libri, con la consapevolezza che gli avrei consegnato il manoscritto pronto per la stampa. Ho dovuto trovare e pagare un illustratore, un editore e un designer. Così come imparare a commercializzare i miei libri nelle scuole, nelle fiere del libro e fuori dalla Giordania.
Quando finalmente mi sono resa conto che stavo facendo tutto il lavoro di un editore, nel 1996 con il sostegno finanziario della mia famiglia, ho deciso di fondare la casa editrice Al Salwa.
3) Nei suoi quarant’ anni di attività ha scritto numerosi libri per varie fasce d’età: oltre ai romanzi per adolescenti, ha pubblicato anche libri illustrati e libri per primi lettori, quali sono i suoi “classici” e quali i temi trattati?
I miei classici sono in circolazione in diverse edizioni da oltre trent’ anni.
Ho scritto la mia prima serie di libri tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, a quel tempo la maggior parte dei libri disponibili in Giordania erano tradotti da altre lingue ed erano lontani dal contesto culturale arabo. I libri che compongono questa serie, invece, riflettono vari aspetti della nostra cultura, essi hanno come protagonisti animali e bambini, come in Ka‘ak dove il personaggio principale è un venditore di ka‘ak appunto, un tipo di pane tradizionale a forma di ciambella molto popolare nella nostra cultura. Abbiamo la storia di una bambina beduina e del suo cammello, quella di un contadino che regala una mucca alla nipote che vive in città, la storia di un cavallo in cerca di un nuovo lavoro, quella di Omar che si perde nel suq.
Un altro nostro classico, pubblicato fuori dalla serie è Al-baṭṭikha la storia di un cocomero che diventa sempre più grande fino a riempire la stanza. Questa è ricca di riferimenti culturali soprattutto culinari.
4) È davvero lodevole la perseveranza con la quale ha voluto approfondire la sua conoscenza dell’arabo per sentirsi a suo agio scrivendo in questa lingua, può raccontarci la sua esperienza?
Da bambina ho frequentato un collegio a Gerusalemme gestito da suore tedesche, lo Schmidt’s Girls School, dove venivamo incoraggiate a leggere e scrivere in inglese dal momento che la maggior parte dell’insegnamento era tenuto in questa lingua.
Quando ho deciso di scrivere per i bambini, ma di volerlo fare in arabo, ho sentito di essere in qualche modo svantaggiata ma non ho lasciato che questo mi fermasse. Ho iniziato a leggere romanzi in arabo invece di quelli in inglese a cui era abituata. Ho seguito dei corsi all’università e piano piano ho acquisito sicurezza nello scrivere.
5) Il fatto di prendere parte sia a manifestazioni letterarie europee che a quelle tenute nei paesi arabi, dimostra il suo interesse per entrambe queste realtà, pensa che la letteratura per ragazzi possa essere un ponte tra le culture?
Credo fermamente che la letteratura, in particolare quella per ragazzi, possa costituire una finestra su altre culture. Da piccola, leggendo libri sui bambini di altri paesi, mi sono resa conto che siamo tutti uguali.
Proviamo le stesse paure e le stesse gioie, le differenze che esistono tra noi non sono altro che dettagli
nel vivere la nostra quotidianità.
6) Come mai ha deciso di esplorare la letteratura Young Adult, un campo che si è sviluppato solo di recente nei paesi arabi?
Per molti anni, ho ritenuto che il mio ambito di scrittura fosse quello dei libri illustrati per i primi anni d’età, invece, quando i tempi sono stati maturi, è semplicemente accaduto. Mi è venuta l’idea di sviluppare la storia di una ragazzina malata di cancro alle prese anche con un nuovo ambiente scolastico. Mi sono resa conto che questo libro doveva essere più lungo e indirizzato a un gruppo di ragazzi più grandi, quindi ho deciso di provare. Il romanzo, intitolato Qubba‘at Raghda (Il cappello di Raghda), è stato accolto molto bene ed è stato selezionato per due premi regionali. Ciò naturalmente mi ha resa felice e mi ha incoraggiata, così ho iniziato a scrivere per Young Adult e devo dire che mi è piaciuto davvero molto.
7) Esiste un legame tra gli argomenti trattati in romanzi Young Adult come Contro corrente, Liman haḏihi al-dumya? (Di chi è questa bambola?) e Luġz ‘ein al-ṣaqr (Il mistero dell’occhio di falco) – questi ultimi due non ancora tradotti in italiano – e le sue origini palestinesi?
Come palestinese, scrivere romanzi Young Adult sulla Palestina è un modo per raccontare di un argomento che mi sta a cuore. In tutti i romanzi citati ci sono riferimenti personali accaduti a me e ai miei cari che essendo sparsi in tutto il mondo ben rappresentano i palestinesi della diaspora. Il villaggio spopolato di Lifta citato nel romanzo Luġz ‘ein al-ṣaqr è quello da cui proviene la mia famiglia. L’immagine di mia madre da bambina ad Haifa adorna la copertina di Liman haḏihi al-dumya? Madleen, l’unica donna pescatrice di Gaza, figura alla quale è ispirata la protagonista di Contro corrente, è un esempio della forza delle donne palestinesi.
Sviluppando una trama interessante ed emozionante racconto i fatti avvenuti per spiegare ai giovani cosa è successo e cosa sta purtroppo tuttora accadendo ai palestinesi. I romanzi, ovviamente, non si soffermano solo sulla Palestina ma parlano anche di temi universali, esprimendo sentimenti condivisi dai giovani di tutto il mondo.
8) Il suo romanzo per Young Adult Contro corrente, pubblicato in italiano da Giunti nel 2018, racconta la storia di Yusra, una ragazza che, per sostenere la propria famiglia, sfida la parte più conservatrice della società, rileva l’attività del padre e diventa la prima donna pescatrice di Gaza. Oltre a parlare di emancipazione femminile, la storia mette in luce anche la condizione dei pescatori di Gaza e la situazione dei giovani. Come le è venuta l’idea di affrontare questi problemi?
Nella nostra parte del mondo social media, giornali e telegiornali parlano continuamente di ciò che accade a Gaza. Sono profondamente colpita dalle atrocità commesse quotidianamente sui civili e dall’ingiustizia di imprigionare un’intera popolazione in una striscia di terra dopo averne distrutto tutte le infrastrutture commerciali e viarie, impedendone così gli spostamenti. Scrivere il libro è stato un modo per parlarne, i giovani lettori in questo modo avranno un’idea di come deve essere per un adolescente con sogni e aspirazioni vivere in una zona di guerra come Gaza.
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