Samia Charbel: Il ritmo che viene dal cuore

Fonte: icibeyrouth

Traduzione dal francese a cura di Nada Skaff

Samia Charbel, prima suonatrice di tabla in Medio Oriente insieme al marito, Sergio Vettore

È nel nord Italia, nel cuore delle Dolomiti, che Samia Charbel vive oggi. Il mondo dell’arte non ha dimenticato questa musicista appassionata, dotata di una voce melodiosa, che negli anni ’70 sfidò tutti i divieti per imporsi sulla scena libanese, e araba poi, come prima e unica suonatrice di tabla in un’orchestra esclusivamente composta all’epoca da uomini.
Gentilezza, abnegazione e professionalità sono le qualità che saltano all’occhio parlando con questa donna dal destino così singolare. Per risalire alla fonte di ogni vocazione, è necessario però approfondire il periodo dell’infanzia e del risveglio dei sensi.
Nata nel quartiere beirutino di Chiah, Samia è cresciuta ascoltando le note dell’oud e della chitarra, strumenti a corda in cui il fratello maggiore eccelle.
La casa dei genitori, che si trova al piano terra, diventa rapidamente un rifugio di artisti facilmente accessibile, un luogo che i musicisti scelgono come sala prove. La giovane Samia, dopo la scuola, accompagna il fratello chitarrista riproducendo il ritmo su… una delle porte di legno dell’ingresso. Con la sorella, vocalizza e affina la voce, allenandosi instancabilmente come avrebbe fatto una cantante professionista in un corso di teoria musicale.
Il valore e la bravura non aspettano che gli anni si accumulino, così, a quindici anni, Samia suona con il fratello in un’orchestra orientale durante una serata all’Hotel Bustan per l’elezione di Miss Bellezza. Le serate si susseguono. La ragazza prodigio diventa ben presto la mascotte delle orchestre che la vogliono per altri eventi. Il fratello, però, studente di liuto arabo al conservatorio, abbandona il Libano per gli Stati Uniti lasciando Samia improvvisamente a confrontarsi coi pregiudizi della società libanese degli anni ’70. Senza il suo mentore, i suoi genitori le proibiscono di entrare in scena. Fortunatamente, da lontano, lui le dà una mano intercedendo per lei. Ha solo diciotto anni, ma affianca già grandi nomi del mondo dell’arte come Zaki Nassif, Joseph Ishkhanian o Shadi Jamil che le consiglia di completare la sua formazione al conservatorio.
Frequenta il celebre istituto, ma la stampa la segue: apparizioni radiofoniche o interviste si susseguono. Durante una festa, Simon Asmar la invita ad andare alla LBC. Infatti, una danzatrice orientale, Wouroud, ha bisogno di un’orchestra composta da ragazze. Inizia così la carriera internazionale di Samia. Fa prima parte di una troupe che si esibisce ad Abu Dhabi, poi si afferma rapidamente come solista. Negli anni ’80 accompagna Sammy Clark al festival di Dubai. Gli spettatori subito adottano questa musicista eccezionale che suona le tabla in gonna. Zaki Nassif ammira la sua voce e la invita a cantare.
Ma l’amore svia il volo artistico. Samia Charbel incontra il suo futuro marito, Sergio Vettore, nel 2000, in Oman. Due settimane sono sufficienti per prendere la decisione di sposarsi. Da Caserta a Rivalta, in provincia di Verona, a Bolzano in Trentino-Alto Adige, Samia trasmette il suo saper fare e mette la sua arte al servizio degli organizzatori dei corsi di danza del ventre. Collabora con una ballerina a Rovereto e diventa famosa in tutto il Trentino. Nel 2010 e nel 2011 entra a far parte del gruppo musicale professionale “La Frontera”. L’arrivo della pandemia, purtroppo, mette in secondo piano tutti i progetti artistici, ma l’amore per l’arte arde negli animi appassionati e Samia continua da solista, nella sua casa di Ala, con il marito insegnante, musicista e compositore. Insieme, suonano chitarra e tabla su ritmi armoniosi e innovativi. Questi due strumenti, per Samia, si uniscono attraverso l’emozione e i sensi. Certi ritmi, estranei l’uno l’altro, si fondono naturalmente. È il caso, ad esempio, de “La gioia del volo”, brano per chitarra e tabla, composta da Sergio Vettore.
Commentando il suo passato da prima suonatrice di tabla nel mondo arabo, Samia ammette di aver sofferto per il rifiuto di essere riconosciuta come musicista professionista da alcuni suoi coetanei. Il riconoscimento è arrivato attraverso la tenacia, il duro lavoro e lo studio. “Ci imponiamo sulla scena internazionale smantellando i pregiudizi e disarmando i critici maschilisti”, dice. Evocando i momenti vissuti, non può fare a meno di lamentarsi della deriva culturale. Attualmente l’arte obbedisce a una logica di mercato, dove l’autenticità e la naturalezza degli astri nascenti non sono all’ordine del giorno. Mancano i big e le belle voci di Abdel Halim, Oum Koulsoum o Farid Al Atrache. Tuttavia, Samia continua a ricevere chiamate e inviti per avviare progetti o partecipare a festival in Libano. Ricorda la bella voce e la professionalità di Jahida Wehbé, parla collaboratori del calibro di Amani, Margot Kalfayan, Shariman, Ihsan Mounzer.
Nulla è escluso. Tutto è scandito dal ritmo. Aggiunge: “Nasciamo e il nostro cuore inizia a battere, scandendo i momenti della vita. Finché il mio cuore batterà, la mia arte e la mia passione mi sosterranno.”

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